Guarisci? Ti difendi...
Riprendiamo il nostro viaggio attraverso il ricchissimo lessico italiano alla ricerca di parole di tutti i giorni, quelle che adoperiamo per pratica il cui significato nascosto, però, non è noto a tutti, fermandoci al verbo guarire.
Il significato scoperto — tutti lo sappiamo — è recuperare la salute, rimettersi, tornare a essere sano e simili.
Quello che non tutti sanno — probabilmente — è il fatto che il suddetto verbo non è di origine squisitamente latina o, se si preferisce, italiana. Prima di vedere il suo significato nascosto ci sembra interessante rilevare che il verbo in oggetto può essere tanto transitivo quanto intransitivo: nel primo caso sta per rimettere in salute (guarire qualcuno da o di una malattia, si possono adoperare, indifferentemente, le due preposizioni); nel secondo caso vale riacquistare la salute, ristabilirsi: sono guarito ora di (o da) una malattia.
E la persona che è guarita, per esempio, dall'influenza che cosa ha fatto? Si è difesa. Sì, questa l'accezione nascosta del verbo che — come dicevamo — non è di provenienza italo-latina ma germanica, per l'esattezza longobarda: warian, alla lettera tener lontano, quindi difendere. In origine, infatti, il verbo in esame era adoperato nel significato di preservare, salvare, difendere; oggi si usa, per lo più, nell'accezione nota a tutti: far tornare in salute chi è malato.
Da guarire — ci sembra superfluo ricordarlo — sono nati i derivati guaribile (che può guarire), guaritore (la persona che opera una guarigione) e guarigione (il ristabilirsi in salute). E a proposito di quest'ultimo termine, è interessante ricordare una massima di Seneca: «Nulla è più contrario alla guarigione del cambiare spesso i rimedi».
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