Il rancio
Due parole sul rancio, uno dei vocaboli omografi e omofoni di cui la nostra lingua non difetta. Cominciamo con il dire che questo termine può essere tanto sostantivo quanto aggettivo.
Nel secondo caso è l'aferesi di (a)rancio: color dell'arancia; sta, quindi, per “arancione". Occorre dire, però, per “obiettività linguistica" che questo aggettivo viene adoperato, per lo più, in poesia; difficilmente un grande scrittore lo userebbe in una prosa. È anche aggettivo quando viene adoperato nell'accezione di rancido: quel formaggio è rancio, vale a dire rancido.
Il terzo significato — e in questo caso è un sostantivo — è quello noto a tutti: pasto dei soldati. L'origine non è schiettamente italiana (o latina) — per questo motivo, pur essendo l'accezione “principe" del vocabolo, lo abbiamo relegato nell'ultimo posto — ma spagnola: rancho (stanzone di persone). I militari non consumano il pasto in comune in uno “stanzone"?
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