Sull' «abuso» della preposizione [di]
Due parole, due, sull'uso abusivo della preposizione di che va sostituita con altre che fanno alla bisogna. Come il solito pilucchiamo qua e là mettendo in corsivo la preposizione errata e in parentesi quella appropriata.
Gentile amico, voglia onorare la cerimonia di inaugurazione del locale della (con la) sua presenza; quel fanciullo è solito di (a, ma meglio ancora senza alcuna preposizione) piangere per un nonnulla; il due novembre tutti i cristiani recitano le preghiere dei (per i) morti; alla fine dello spettacolo nessuno poté trattenersi di (dall') applaudire; il giovinetto, anche se preso sul fatto, si guardò bene di (dall') ammettere la sua colpevolezza; stia tranquillo, gentile cliente, il nostro personale farà tutto il possibile di (per) accontentarla; la grande sala era pavimentata di (con) marmi di vari colori; di tanto in tanto gli ingranaggi vanno unti di (con) grasso; il bel viale è fiancheggiato di (da) platani maestosi; la gente cominciò a spazientirsi di (da, per) così lunga attesa; quel povero barbone era sfinito di (dalla) fame.
Un'ultima annotazione (fuori tema). La preposizione di non produce
geminazione (raddoppiamento fonosintattico): digià (non diggià); difatti (non diffatti) ecc.
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