L'affetto e l'affezione
Un cortese lettore desidera sapere se c'è una relazione etimologica tra l'affezione intesa come stato morboso, stato patologico, la classica accezione di malattia, insomma e quella intesa come affetto, amore, tenerezza, sentimento.
Questo stesso termine — si domanda il cortese interlocutore — come può indicare due concetti apparentemente in antitesi tra loro? C'è, quindi, una relazione etimologica tra i due significati del termine che ha permesso, per l'appunto, una divaricazione semantica del vocabolo?
Certamente. L'affezione è, infatti, il latino affectione(m), un derivato di afficere, composto di ad e facere (toccare, impressionare, influire).
Nel primo significato l'affezione tocca, impressiona, influisce sul nostro corpo determinando uno stato morboso, patologico (affezione gastrica, per esempio); nel secondo significato l'affezione influisce sul nostro spirito, sul nostro animo dando vita a quel sentimento di viva benevolenza, attaccamento a una persona o a una cosa.
Da notare, a questo proposito, che l'affezione, intesa come sentimento, esprime minore intensità che l'affetto sebbene abbiano in comune il medesimo padre.
Nei confronti di una persona, insomma, è meglio provare un certo affetto che una certa affezione, anche per non dare adito a... equivoci semantici.
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