Un po' di coraggio linguistico
Invitiamo gli amici della carta stampata (e no), che spesso bacchettiamo per i loro orribili strafalcioni, che gridano vendetta al cospetto del Divino, ad avere un po' di coraggio linguistico nel femminilizzare i sostantivi indicanti professioni fino a qualche anno fa riservate esclusivamente agli uomini.
Lo spunto ci viene dato da un titolo che campeggiava sulle pagine di un giornale in rete: “Padova, rugbista travolge l'arbitro donna: sospeso tre anni”. Se invece di arbitro donna avessero scritto l'arbitra, femminilizzando, appunto, il sostantivo arbitro qualcuno, forse, avrebbe gridato allo scandalo, ma avrebbero dimostrato, al contrario, di avere coraggio linguistico da vendere.
Perché, dunque, l'arbitra dovrebbe scandalizzare e la sindaca, l'avvocata, la ministra, l'impiegata, la soldata, l'architetta e la sarta no? Si femminilizzino, quindi, tutti i nomi di professioni che riguardano le donne, naturalmente rispettando le norme grammaticali che regolano la formazione del femminile.
Se non cadiamo in errore anche l'Accademia della Crusca è su questa linea.
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