Alcuni verbi adoperati impropriamente
Diamo un elenco di alcuni verbi adoperati impropriamente — non in modo errato, si badi bene — e da evitare, per tanto, in buona lingua italiana.
CALCOLARE — il significato principe del verbo è fare i conti. È un francesismo bello e buono usarlo nel significato di: valutare, soppesare, considerare, pensare, stimare e simili. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere non dirà, per esempio, “abbiamo calcolato il pro e il contro prima di prendere questa decisione”, ma “abbiamo valutato il pro e il contro”.
DECLASSARE — verbo da lasciare ai gerghi ferroviario e marinaro. Una persona non si declassa, si rimuove da un incarico, da un posto. Ecco alcuni verbi che possono fare — secondo i casi — alla bisogna: deporre, retrocedere, rimuovere e simili.
ESULARE — significa andare in esilio. Gli amanti della buona lingua non lo usino nell'accezione di essere estraneo e simili: quello che stai facendo esula dalle tue competenze.
FIGURARE — si eviti l'uso del verbo in oggetto nel significato di essere presente: alla cerimonia figuravano le massime cariche dello Stato.
FORMARE — non si adoperi questo verbo nell'accezione di costituire, rappresentare e simili. Non si dica, per esempio, l'appartamento in cui abito è formato da quattro stanze.
GIUBILARE — provare giubilo. È invalso l'uso di usarlo dandogli l'accezione di mandare in pensione, collocare a riposo. Non tutti, però, giubilano nel momento di andare in quiescenza...
LUSINGARE — verbo adoperato nell'accezione di sperare, confidare e simili, soprattutto nel gergo commerciale: ci lusinghiamo di averla sempre come cliente. In uno scritto (e parlato) sorvegliato si dirà: confidiamo, speriamo di averla sempre come cliente.
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