Essere più povero di S. Quintino
«Caro figliolo, sono finiti i bei tempi delle vacanze lussuose, delle crociere, dei bei vestiti e del superfluo; ci aspettano periodi neri, siamo ridotti alla fame; la nostra azienda è fallita, siamo più poveri di S. Quintino. Cerca, pertanto, di trovarti un'occupazione, io non posso più mantenerti».
Queste tremende parole sconvolsero l'esistenza del giovane rampollo-bene, che per notti intere non riuscì a prendere sonno. Ma che cosa c'entra S. Quintino con il fallimento dell'azienda? C'entra, eccome!
Il padre, infatti, voleva mettere in evidenza lo stato di povertà in cui erano caduti improvvisamente, con il crollo finanziario, tanto da essere più poveri del Santo che, si dice, “sonava a messa co' tegoli” non possedendo i soldi per l'acquisto di una campana.
Il modo di dire può derivare, infatti, dall'usanza di battere una tavola adoperandola a mo' di campana. Anticamente i Cappuccini, amantissimi della povertà volontaria, erano soliti chiamare alla messa i confratelli, non con una campana, appunto, ma percotendo una tavola con un pezzo di legno nodoso.
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