Più deteriore?
Molto spesso ci capita di leggere sulla stampa articoli di critica cinematografica o televisiva, firmati anche da penne illustri, in cui «l'attore ha messo in luce l'aspetto più deteriore di sé». Non ce ne vogliano gli insigni critici se ci permettiamo di riprenderli, ma dimostrano di non saper tenere la penna (ora il computer) in mano. Questo più deteriore è quanto di... deteriore si possa leggere. E ci spieghiamo.
Deteriore - si studiava nella scuola media inferiore prima della riforma voluta, a spada tratta, dai tantissimi demagoghi della politica scolastica - è già di per sé un aggettivo comparativo e significa più cattivo, peggiore. Viene, infatti, dal latino deterior, comparativo dell'aggettivo (non documentato) deter (cattivo).
Dicendo più deteriore, quindi, è come se dicessimo più peggiore, errore, questo, in cui non cade neanche l'ultimo scolaro di quinta elementare del paesino più sperduto tra le montagne. Come mai moltissime firme di prestigiosi giornali continuano nell'errore, anzi orrore?
Ce lo spiega l'insigne linguista Aldo Gabrielli.
«Come avvengono questi incidenti linguistici? Avvengono perché si tratta in origine di parole scelte (...) che poi un bel giorno scappano dal nobile chiuso dove erano sempre vissute e ben trattate, e finiscono nelle mani di persone impreparate a certe squisitezze. (...) È la sorte toccata a molte altre parole (...) che oggi per mezzo dei giornali, della radio e della televisione arrivano agli orecchi di milioni di persone impreparate a riceverle, sempre pronte a raccoglierle, spesso per snobismo o per semplice imitazione, e a usarle così come vien viene».
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