Multe comminate...
Da un Tg abbiamo sentito che a Roma le «multe comminate dai vigili sono state...». Una multa non si commina, si dà, si infligge. Perché, dunque, comminare una multa è errato? Perché comminare – come recitano i vocabolari degni di tale nome – significa «minacciare una pena».
Viene, come il solito, dal latino comminari, composto di cum e minari e alla lettera vale minacciare insieme.
Oggi la stampa, soprattutto quella sportiva, usa questo verbo nel significato di infliggere: «il giudice sportivo ha comminato due turni di squalifica al giocatore Sempronio». Questo uso è maledettamente errato.
Comminare, ripetiamo, significa minacciare, prevedere una pena, non infliggere. Chi può comminare una pena, cioè prevederla, stabilirla non può essere che la legge. Quindi: la legge, il regolamento commina, cioè stabilisce, prevede una pena e il giudice l'applica, la infligge.
Il giudice, insomma, come fa notare il linguista Aldo Gabrielli «non commina, non minaccia la pena ma la applica in base a quanto stabilisce il codice, la dà, la infligge, l'assegna, o anche, con un latinismo proprio del linguaggio curialesco, la irroga».
La polizia municipale di Roma, quindi, non ha comminato nessuna multa, stando alla lingua italiana.
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