La nascita di ex
Moltissime persone ritengono, erroneamente, che ex sia un prefisso e lo uniscono al sostantivo che segue con un trattino: ex-ministro. Niente di più inesatto, appunto. Ex è una preposizione impropria con valore avverbiale, non c’è alcun motivo logico-grammaticale di unirla al nome con un trattino (e sarebbe errato anche se fosse un prefisso perché questo si attacca direttamente al sostantivo: vicecapufficio, non vice-capufficio). Alcuni vocabolari, però... Ma tant’è.
Ex, dunque, è una preposizione trasportata pari pari dal latino all’italiano e alla lettera significa fuori di, già e si adopera in modo corretto solo davanti a titoli di natura temporanea per indicare che quel titolo (o quella funzione) è finito, non c’è più.
Si dirà, per tanto, in forma corretta, ex ministro; ex preside; ex dirigente; ex capufficio in quanto si tratta di cariche (o titoli) a termine, cessate le quali non si è più ministro, preside, capufficio. Un medico, un avvocato o un professore, invece, restano tali anche quando la loro funzione viene a cessare perché si tratta di titoli di natura permanente, acquisiti attraverso un regolare corso di studi universitari (lo stesso discorso per i titoli acquisti attraverso un diploma: un ragioniere resta tale sempre).
Ex, insomma, si adopera (e ripetiamo sempre staccato e senza trattino) correttamente solo davanti ad alcuni sostantivi per indicare la condizione di colui che in passato ha avuto una carica o ha espletato una funzione che non corrisponde più a quella attuale: ex atlteta; ex combattente; ex deputato; ex sindaco. Un professionista, invece, resta sempre tale. Sorridiamo, quindi, quando ci capita di leggere sulla stampa che un ex medico è stato arrestato: costui resta sempre un medico anche se esercita... all’Ucciardone.
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