Apparire e proferire
Due parole due sull’uso non sempre corretto di alcuni verbi, uno in particolare: apparire. Leggiamo spesso sulla stampa frasi tipo «l’articolo apparso su questo giornale...». È un uso improprio del verbo, per non dire errato. Le apparizioni – ci sia consentito – sono una caratteristica degli ectoplasmi; un articolo di giornale si pubblica, non appare.
Apparire significa, infatti, manifestarsi e un articolo si pubblica, per l’appunto, non si manifesta. Di converso una persona viva e vegeta compare, non appare: «all’improvviso è comparso Giovanni».
E che cosa dire di profferire in luogo di proferire (con una sola f)? Alcuni ritengono che questo verbo sia sovrabbondante (complici i vocabolari permissivi?), ossia che si possa scrivere (e pronunciare) indifferentemente con una o due f. No, non è così.
Questo verbo cambiando di grafia cambia anche di significato; con una sola f (proferire) sta per dire, pronunciare, esclamare: «Francesco non proferì parola» (non disse una parola); con due f (profferire) significa offrire, regalare, mettersi a disposizione: «Luigi gli profferì il suo aiuto» (si mise a sua disposizione per aiutarlo).
E per finire si deroga a, non da. È un errore ricorrente leggere, per esempio, che il Tizio ha derogato da una legge. Voi, gentili amici che ci onorate della vostra attenzione, se volete ben figurare, non derogate mai a queste piccole norme linguistiche.
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