Lo sciopero
Vogliamo vedere, cortesi amici lettori, come è nato lo sciopero, sotto il profilo linguistico? Tutti sappiamo, ovviamente, l’esatto significato di sciopero: astensione collettiva dal lavoro da parte dei lavoratori per raggiungere determinati fini d’ordine economico e politico.
Ma vediamo, per l’appunto, come è nato lo sciopero dal punto di vista prettamente linguistico. Anche in questo caso occorre richiamarsi alla lingua dei nostri padri: il latino. Sciopero, dunque, deriva dal latino exoperatus, inteso, però, come participio passato formato con il prefisso sottrattivo ex (già, fuori, non più) e opera (lavoro, occupazione, attività); alla lettera, quindi, sciopero significa senza lavoro.
In origine, infatti, uno scioperato non era un fannullone, o un ozioso, sibbene una persona priva di lavoro, di una occupazione; oggi diremmo un disoccupato.
Da scioperato è stato coniato il verbo scioperare che – sempre in origine – era transitivo e significava far cessare il lavoro a qualcuno, sollevarlo dalla propria opera.
Ancora oggi in alcune zone dell’Italia meridionale si dice – in dialetto – che l’operaio sciopera (vale a dire cessa la propria attività) alle 17.00. Soltanto verso la fine dell’Ottocento il verbo scioperare viene adoperato intransitivamente acquisendo l’accezione di astensione dal lavoro.
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