Il fante
Due parole ora, sul fante, vale a dire sul soldato che combatte a piedi e che stando all’etimologia ha che fare con il verbo parlare. Anche in questo caso occorre prendere il discorso alla lontana, partendo da un verbo latino, fari, che vuol dire, appunto parlare. L’infante (non parlante), a rigore etimologico, dovrebbe essere un bambino che, oltre a non saper leggere e né scrivere, non dovrebbe saper parlare. Da infante, con la caduta della sillaba iniziale (aferesi), sono derivati termini che hanno assunto significati diversi pur discendendo dallo stesso padre: il verbo latino fari (parlare), appunto.
Sono nati, così, il fante e il fanciullo. I servitori dei cavalieri medievali erano chiamati fanti, vale a dire ragazzi (da infante), poi, attraverso il solito processo semantico fante ha acquisito l’accezione di soldato a piedi.
A questo proposito vi chiederete: perché i fantini, invece vanno a cavallo? Semplicissimo: essendo uomini smilzi o ragazzi essi sono, appunto, piccoli fanti.
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