Avere lo scrupolo del tarlo
Per il significato e l’origine di questa locuzione chiediamo aiuto a Ludovico Passarini, un... luminare dei modi di dire.
«Questa meschina e pur dannosissima bestiolaccia aveva a poco a poco, insensibilmente, e dirò così, sotto pelle, cheto cheto, roso e mangiato un Crocefisso, non so se di legno o di carta pesta. Giunto il tarlo co’ suoi dentini al primo chiodo, gli vennero gli scrupoli, si scosse, e fermatosi disse come inorridito: «Oh, il peccato di rodere questo sacro ferro non lo fo davvero!».
Da questa favoletta il proverbio che dipinge in miniatura quell’empio il quale, fatto d’ogni erba un fascio liberamente e senza correre alcun pericolo, allora che gliene capita una, che potrebbe scoprirlo per un birbante, invitato a farla dice: «Oh, coteste cose non faccio io!».
In conclusione favola e motto vogliono significare che l’ipocrita, non potendo per qualche ragione far cosa illecita, dice di non dovere; e così non perde il credito fra la gente. Anche la volpe di Esopo vista l’uva troppo alta da non poterla addentare disse che era acerba; ma questa il disse per rispetto umano, diremmo noi, cioè per non scapitare nella nomea d’ingegnosa; e fu bugiarda; quello per non essere un tristo, e fu solennissimo ipocrita».
Per concludere: lo scrupolo del tarlo è un morbo subdolo che penetra nell’animo delle persone — tarlandolo — e le rende ipocrite.
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