Attaccare il buzzico a qualcuno
Questo modo di dire, di uso prettamente romano (o romanesco) e con molta probabilità sconosciuto nel resto d'Italia, si adopera quando si vuole mettere in evidenza la sopraffazione di una persona; insomma, il detto si usa, naturalmente in senso figurato, quando si compie un atto di prepotenza nei confronti di qualcuno.
La locuzione trae origine da un gioco (forse sarebbe meglio dire scherzo) che — nei tempi andati — solevano fare i ragazzi romani ai poveri cani randagi: attaccavano alla coda delle bestiole un buzzico o altro recipiente di latta e poi le aizzavano a correre con fischi e urla. Il cane tanto più correva tanto più si sentiva inseguito dal rumore.
C'è da dire, per la cronaca, che questo divertimento era di moda anche presso la plebaglia per ingannare il tempo nell'attesa della corsa dei berberi.
Quanto al buzzico, cioè al recipiente di latta adoperato per contenervi l'olio, prende il nome — sembra — dal buzzo, vale a dire dal ventre in quanto la sua forma richiama alla mente il buzzo di un uomo.
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