Avere la scimmia (sulla spalla)
Questo modo di dire, probabilmente poco conosciuto e dal sapore popolare, quando nacque si riferiva alle persone ubriache o, comunque, dedite all’alcol. Oggi, con il “progresso” che ha riempito il mondo di drogati, la locuzione ha subìto un’evoluzione semantica passando a indicare coloro che sono sotto l’effetto degli stupefacenti tanto è vero che, attualmente, nel gergo degli addetti ai lavori si adopera per indicare una grave crisi di astinenza. Ma che cosa c’entra la scimmia? È presto detto.
Nella letteratura popolare la scimmia è molto spesso associata all’idea di qualcosa di orrendo e di pericoloso e, quindi, a qualcosa che fa perdere il controllo di sé stessi, in particolare nel caso dell’alcolismo, un tempo considerato il peggiore e il più vergognoso dei vizi.
La fantasia popolare vedeva, per tanto, l’alcolizzato come vittima di una scimmia che gli stava appollaiata sulle spalle e lo invitava, pressata dal proprio bisogno, a bere. Se l’ospite declinava l’invito l’animale subito si vendicava facendolo star male graffiandogli il viso e tirandogli i capelli.
La vendetta della scimmia, oggi, si potrebbe identificare, per l’appunto, nel gravissimo disagio di colui che si trova in crisi di astinenza.
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