L'agogica
Il lettore Saverio G. di Macerata ci chiede: «che cosa è l’agogica? Ho sentito questo termine da un compagno di scuola di mia figlia. Grazie in anticipo se avrò una risposta».
L’agogica, cortese amico, come si legge nel vocabolario Gabrielli in rete, è «l'insieme delle piccole modificazioni di tempo che si possono apportare a un dato ritmo musicale, per ragioni interpretative, durante l'esecuzione».
Per una spiegazione più esaustiva la rimando a quanto dice l’enciclopedia Wikipedia: «L'agogica (voce dotta dal tardo greco, ἀγωγή, agogè, condotta, movimento) è il complesso delle leggere modificazioni dell'andamento apportate a un pezzo durante la sua esecuzione per ragioni squisitamente interpretative.
Il termine fu introdotto nella moderna terminologia musicale da Hugo Riemann, dove sta ad indicare anche la disciplina che studia il fenomeno.
Le alterazioni del valore delle note e delle pause che costituiscono l'agogica spesso non sono indicate nel testo musicale, o lo sono in modo generico, come nel caso del rubato. Anche indicazioni più precise, come accelerando, rallentando, stringendo e ritardando, lasciano all'esecutore un ampio margine di discrezionalità.
Le variazioni agogiche sono distinte da quelle dinamiche, che consistono nelle variazioni delle intensità sonore. Tuttavia, i due parametri sono spesso abbinati e interagiscono variamente, tanto nella pagina scritta, quanto nel momento dell'esecuzione.
In diversa accezione, il vocabolo fu utilizzato già nel medioevo da Marziano Capella per indicare il movimento ascendente della melodia. Sono dei simboli o segni che indicano il cambiamento di tempo momentaneo della velocità. Si usano alcune parole convenzionali come: rallentando, ritardando, accelerando ecc.
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