Nobiltà e facilità
Ci scrive Stefano O. da Fiuggi: «Un amico mi ha segnalato la sua rubrica sulla lingua italiana, ricco di “notizie” interessanti oltre che utili e divertenti. Come non approfittare, quindi, della sua squisita disponibilità per porle un quesito? Per quale motivo dall’aggettivo “nobile” abbiamo nobiltà e da “facile” facilità? Come si spiega la caduta della vocale ‘i’ in nobiltà? Grazie in anticipo della risposta».
Nobiltà e facilità sono entrambi sostantivi astratti derivati dal latino nobilitas, -atis e facilitas, -atis. Attraverso i secoli, vale a dire nel passaggio dal latino all’italiano, sono diventati nobilitate(m) e facilitate(m), fino ad arrivare alle forme tronche in uso: nobiltà e facilità.
Mentre il secondo sostantivo, però, nella pronuncia (e nella grafia) volgare (italiano) ha conservato la vocale i dopo la consonante l, il primo (nobiltà) ha subìto nella pronuncia popolana (e quindi nella grafia) un fenomeno che in linguistica viene chiamato sincope, vale a dire la caduta di una o più lettere nel corpo della parola, nel caso specifico la caduta della i.
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