Mandare (o andare) a monte
Nel linguaggio di tutti i giorni si adopera quest’espressione — conosciutissima — quando si vede fallire un progetto; quando qualcosa per cui ci eravamo impegnati, anima e corpo, finisce in un nulla di fatto; quando, insomma, falliamo e non vediamo raggiunto il nostro obiettivo.
Le ipotesi circa l’origine di questo modo di dire sono le più disparate. Quella che gode di maggior credibilità si rifà al gioco delle carte.
Nella briscola e nel tressette il mazzo di carte da cui si pesca viene chiamato monte. In caso di errori o di disaccordo tra i giocatori si rimescolano le carte e si costituisce un nuovo monte. La partita, perciò, viene mandata a monte, viene, cioè, annullata.
Un’altra versione, questa più recente ma più cattivella, fa riferimento alla situazione di colui che — versando in condizioni economiche disagiate — si rivolge a una banca o al Monte di Pietà per chiedere un prestito, che non otterrà se non offrirà solidissime garanzie; il che equivale a un nulla di fatto: il prestito è... andato a monte.
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