Osservazioni orto-sintattico-grammaticali
Alcune osservazioni orto-sintattico-grammaticali ignorate o quasi dai testi di lingua italiana. L'avverbio alfine si scrive in grafia univerbata (tutta una parola) quando sta per infine, finalmente e simili: il tanto sospirato giorno alfine arrivò; in grafia rigorosamente scissa allorché vale "allo scopo di...": i gentili clienti sono pregati di rispettare il proprio turno al fine di evitare un cortese rifiuto.
L'aggettivo capace, nell'accezione di essere in grado, quando è seguito da un verbo di modo infinito può reggere, indifferentemente, le preposizioni di e a. In uno scritto formale, però, è consigliabile la preposizione di: neanche in quell'occasione sei stato capace di reagire. La preposizione a, infatti, è di uso prettamente colloquiale o regionale. Si adopererà tassativamente la preposizione di quando l'aggettivo in oggetto è seguito da un complemento di specificazione: Giovanni è capace di atti inconsulti.
Le grammatiche sono solite raggruppare gli aggettivi in due classi. Alla I classe quelli che hanno quattro desinenze: due per il maschile singolare e plurale e due per il femminile singolare e plurale (buonO, buonI, buonA, buonE); alla II quelli che hanno due desinenze sia per il maschile singolare e plurale sia per il femminile singolare e plurale (facilE, facilI). Esiste anche una terza classe, nella quale sono raggruppati gli aggettivi che hanno un'unica desinenza singolare per il maschile e femminile ma due per il plurale: una per il maschile e una per il femminile. Fanno riferimento a questa classe gli aggettivi in -a. Appartengono a questa categoria, insomma, gli aggettivi che finiscono in -asta, -cida, -ista, -ita, -ota (altruista, ipocrita, idiota ecc.)
Gentili Signore, usate ancora l'assassina?
Chissà se ancora oggi le signore della così detta alta società usano ritoccare il loro volto, soprattutto vicino agli occhi, con una bella "assassina"?
Il termine in oggetto, oltre ad essere il femminile singolare di assassino, indica anche un neo artificiale.
Non siamo in grado, però, e ci scusiamo, di risalire all'origine e spiegare, quindi, il motivo di tale nome.
Caro
Quando questo aggettivo accompagna i verbi vendere, pagare, comprare, costare, adoperati nel loro significato proprio, è preferibile lasciarlo invariato con valore avverbiale: li hai pagati caro questi guanti.
23-01-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink
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