Osservazioni orto-sintattico-grammaticali

Alcune osservazioni orto-sintattico-grammaticali ignorate o quasi dai testi di lingua italiana. L'avverbio alfine si scrive in grafia univerbata (tutta una parola) quando sta per infine, finalmente e simili: il tanto sospirato giorno alfine arrivò; in grafia rigorosamente scissa allorché vale "allo scopo di...": i gentili clienti sono pregati di rispettare il proprio turno al fine di evitare un cortese rifiuto.
L'aggettivo capace, nell'accezione di essere in grado, quando è seguito da un verbo di modo infinito può reggere, indifferentemente, le preposizioni di e a. In uno scritto formale, però, è consigliabile la preposizione di: neanche in quell'occasione sei stato capace di reagire. La preposizione a, infatti, è di uso prettamente colloquiale o regionale. Si adopererà tassativamente la preposizione di quando l'aggettivo in oggetto è seguito da un complemento di specificazione: Giovanni è capace di atti inconsulti.
Le grammatiche sono solite raggruppare gli aggettivi in due classi. Alla I classe quelli che hanno quattro desinenze: due per il maschile singolare e plurale e due per il femminile singolare e plurale (buonO, buonI, buonA, buonE); alla II quelli che hanno due desinenze sia per il maschile singolare e plurale sia per il femminile singolare e plurale (facilE, facilI). Esiste anche una terza classe, nella quale sono raggruppati gli aggettivi che hanno un'unica desinenza singolare per il maschile e femminile ma due per il plurale: una per il maschile e una per il femminile. Fanno riferimento a questa classe gli aggettivi in -a. Appartengono a questa categoria, insomma, gli aggettivi che finiscono in -asta, -cida, -ista, -ita, -ota (altruista, ipocrita, idiota ecc.)

27-01-2020 — Autore: Fausto Raso