Rapinare

Ci dispiace dover censurare — ancora una volta — la lingua degli operatori dell'informazione, i quali hanno il gravoso compito (come abbiamo sempre sostenuto) di educare l'opinione pubblica, non solo di informarla, soprattutto sotto il profilo linguistico.
I massinforma (giornali e radiotelevisioni) hanno il dovere di adoperare la lingua correttamente perché sono, appunto, i dispensatori della lingua: la carta stampata entra in tutte le case e circola, quindi, anche tra le persone linguisticamente sprovvedute e, in quanto tali, non sono in grado di capire se ciò che leggono (o ascoltano) rispetta le norme che regolano il nostro idioma. Per costoro ciò che dice la stampa è Vangelo.
Purtroppo — per loro — non è così, soprattutto per ciò che concerne la lingua. I mezzi di comunicazione di massa hanno, per tanto, una responsabilità non indifferente per quanto attiene al degrado del nostro idioma gentil, sonante e puro, per dirla con l'Alfieri.
Prendete il verbo rapinare. Questo verbo, dunque, non è mai adoperato correttamente, vale a dire in senso transitivo. Leggiamo spesso frasi del tipo «la vecchina è stata aggredita da alcuni malviventi e rapinata della sua pensione»: quella preposizione articolata della è tremendamente errata.
Rapinare viene dal latino rapina, tratto, a sua volta, da rapere (portar via, strappare),  è solo transitivo e in quanto tale si costruisce con il complemento oggetto (della persona, dell'ente o dei beni e valori rapinati): rapinare una banca; rapinare i gioielli; rapinare tre miliardi; rapinare la pensione; rapinare centinaia di milioni e via dicendo. Rapinare, insomma, significa “sottrarre“, “porta via“ e si costruisce con il complemento oggetto.
Come il solito, alcuni vocabolari ammettono — con la dizione meno corretto — l'uso intransitivo e noi, come sempre, ripetiamo che in lingua un uso o è corretto o non lo è: un vocabolo, un verbo, una frase, insomma, non possono essere corretti a metà.

14-02-2015 — Autore: Fausto Raso