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Alcide De Gasperi
(✶1881 †1954)
Nella Repubblica italiana
Nel dicembre 1945 fu nominato presidente del Consiglio dei Ministri, l'ultimo del Regno d'Italia. Durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perciò fu anche il primo capo di governo dell'Italia repubblicana, e guidò un governo di unità nazionale, che durò fino al 1947 allorquando il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman ordinò l'espulsione dei partiti socialcomunisti dai governi dell'Europa Occidentale.
La fine della monarchia e le trattative per la pace
Da ricordare che dall'esilio di Umberto II il 13 giugno del 1946, allorché il consiglio dei ministri da lui presieduto aveva proceduto alla proclamazione della repubblica prima che la Corte di cassazione ratificasse i risultati definitivi del referendum del 2 e 3 giugno, alla sua carica fu connessa la funzione accessoria di capo provvisorio dello Stato: in quelle ore si ebbe il drammatico scambio di battute con Falcone Lucifero, in cui De Gasperi affermò: «O lei verrà a trovare me a Regina Coeli, o io verrò a trovare lei». I poteri accessori della Presidenza del Consiglio ebbero termine contestualmente all'elezione di Enrico De Nicola come Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno da parte dell'Assemblea Costituente.
Il 10 agosto 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace, dove ebbe modo di contestare, attraverso un elegante e impeccabile discorso, le dure condizioni inflitte all'Italia dalla Conferenza.
«Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me [...]»
(Alcide De Gasperi, Parigi 1946)
Nel gennaio 1947 ebbe luogo la celebre missione di De Gasperi negli Stati Uniti, nel corso della quale lo statista conseguì un importante successo politico con l'ottenere dalle autorità americane un prestito Eximbank di 100 milioni di dollari. L'apertura di un dialogo costruttivo tra i due paesi conferì a De Gasperi la motivazione e il sostegno necessari ad attuare l'ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre e con l'apporto di un gruppo di "tecnici" guidati da Luigi Einaudi. La formazione del quarto gabinetto De Gasperi contribuirà a ripristinare la credibilità dell'azione di governo, consentendo l'adozione della strategia antinflazionistica nota come "linea Einaudi".
Nell'occasione fu il terzo italiano a essere onorato di una ticker-tape parade dalla città di New York, e sarà l'unico a ripeterne l'esperienza, nel 1951.
Le elezioni del 18 aprile 1948
De Gasperi, temendo molto lo spettro dell'Unione Sovietica, voleva limitare l'ingerenza dei comunisti ma, differentemente da altri, al tempo stesso auspicava che tutto ciò fosse fatto con mezzi parlamentari e non con l'uso della forza come aveva fatto precedentemente il fascismo.
Le elezioni del 18 aprile del 1948 furono tra le più accese della storia repubblicana, visto lo scontro tra la DC e il Fronte popolare, composto da socialisti e comunisti.
De Gasperi riuscì a guidare la DC a uno storico successo, ottenendo il 48% dei consensi (il risultato più alto che qualsiasi partito abbia mai raggiunto in Italia) e fu nominato Presidente del primo Consiglio dei ministri dell'Italia repubblicana. Gli italiani avevano dimostrato che era possibile tenere a bada il comunismo utilizzando mezzi non violenti come le elezioni.
Sul risultato elettorale del 1948 pesò anche l'influenza delle vicende internazionali ed in particolare il colpo di stato in Cecoslovacchia, ad opera di un partito comunista minoritario, che spaventò l'opinione pubblica italiana. Così come la più o meno velata minaccia americana di escludere l'Italia dagli aiuti del piano Marshall qualora le urne avessero sancito la vittoria del fronte di sinistra. Gli Alleati, inoltre, offrirono a De Gasperi la promessa del ritorno di Trieste all'Italia, mentre contemporaneamente dagli USA arrivavano lettere di italo-americani che esortavano i propri connazionali a non votare per i comunisti, esaltando la ricchezza ed il benessere che regnano negli Stati Uniti. A ciò va aggiunto il diretto impegno in favore della DC da parte della chiesa cattolica.
Dopo il voto la tensione non si smorzò, ma anzi si arrivò sull'orlo della guerra civile vera e propria quando, in luglio, il leader comunista Togliatti subì un attentato. Venne proclamato lo sciopero generale e in tutte le piazze italiane i dimostranti si scontrano con le forze dell'ordine. Il buonsenso dei dirigenti comunisti e l'invito alla calma dello stesso Togliatti evitarono il peggio, ma da questo momento in poi il PCI accettò in pieno la logica della guerra fredda, incentrando la propria politica sulla opposizione durissima su temi quali la partecipazione al Patto Atlantico (che nasce nel 1949) e il dislocamento in Italia delle basi NATO.
Con una tale maggioranza inoltre, la DC era in grado di governare da sola, ma De Gasperi sollecitò invece la collaborazione di laici liberali, socialdemocratici e repubblicani. Secondo Montanelli, «De Gasperi li aveva imbarcati nel suo ministero appunto per sottrarre il suo partito al pericolo di diventare vassallo della Chiesa e per sottrarre la Chiesa alla tentazione di servirsi del partito per governare l'Italia come una parrocchia».
Al governo
In un'Italia oberata dal ricordo di vent'anni di dittatura fascista e spaventosamente logorata dalla Seconda guerra mondiale, De Gasperi affrontò con dignità politica le trattative di pace con le nazioni vincitrici, che porteranno alla firma del Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate, riuscendo a confinare le inevitabili sanzioni principalmente all'ambito del disarmo militare (che con il tempo sarebbero state superate andando a decadere), ed evitando la perdita di territori di confine come l'Alto-Adige (riguardo al quale lo statista trentino firmerà anche il famoso Accordo De Gasperi-Gruber) e la Valle d'Aosta. Cercò inoltre di risolvere a vantaggio dell'Italia la questione della sovranità dell'Istria e di Trieste, ove però ebbe meno successo dovendo accettare la perdita della prima in favore della neonata Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia guidata da Tito e l'istituzione del Territorio Libero di Trieste soggetto all'autorità anglo-americana nella seconda. Finanziò una rivista, Terza generazione, il cui scopo era di unire i giovani di là dai partiti e superare la divisione tra fascisti e antifascisti.
Sempre in politica estera concluse importanti accordi con le potenze occidentali per finanziare la ricostruzione e il riassetto dell'economia italiana. Rimase sempre un convinto fautore di una politica filo-americana pur rimanendo sempre molto critico verso la NATO a cui avrebbe preferito l'Italia non partecipasse in favore piuttosto di un patto di difesa comune europeo. Vanno quindi soprattutto ricordate le sue profonde convinzioni sulla necessità di un'integrazione europea ed i suoi molti sforzi (affiancato e coadiuvato dai ministri Carlo Sforza ed Altiero Spinelli) nella costruzione di quella che con il tempo diverrà progressivamente l'Unione europea e che si concretizzarono a livello economico nella fondazione della CECA con il Trattato di Parigi.
Con l'entrata, tra il 1949 e il 1953, della sinistra di Unità Socialista nei governi De Gasperi V, De Gasperi VI e De Gasperi VII si aprì la lunga stagione riformista democristiana di cui il l'Italia, appena uscita dalla guerra, necessitava: al fine di avviare la ricostruzione del paese devastato dal conflitto, e con l'obiettivo di contribuire alla soluzione del problema degli alloggi a basso costo, venne varato (con la legge 28 febbraio 1949, n.43) il cosiddetto Piano Fanfani, dal nome dell'allora ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Amintore Fanfani, riguardante la costruzione di 300.000 abitazioni popolari molte delle quali furono completate in pochissimo tempo nelle principali città italiane mostrando numerosi nuovi tipi di edilizia residenziale pubblica, spesso progettati da urbanisti e architetti di fama (ad esempio, il comprensorio del Tuscolano a Roma, a cui lavorarono, tra gli altri, Mario De Renzi, Adalberto Libera, Saverio Muratori); al fine di eliminare progressivamente il divario storico ed economico fra il Nord ed il Sud dell'Italia nacque (con legge 10 agosto 1950 n. 64) la Cassa per il Mezzogiorno per finanziare iniziative industriali tese allo sviluppo economico del meridione d'Italia (i cui risultati, con il tempo, furono la realizzazione, tra le altre cose, di 16.000km di collegamenti stradali, 23.000km di acquedotti, 40.000km di reti elettriche, 1.600 scuole e 160 ospedali); venne varata, grazie ai fondi del Piano Marshall, una riforma agraria detta Legge Stralcio (legge n. 841 del 21 ottobre 1950), da alcuni studiosi ritenuta la più importante riforma dell'intero secondo dopoguerra, che sancì l'esproprio coatto delle terre ai grandi latifondisti e la sua distribuzione ai braccianti agricoli di modo da renderli de facto piccoli imprenditori non più sottomessi al grande latifondista e facendo nascere successivamente forme di collaborazione come le cooperative agricole che, programmando le produzioni e centralizzando la vendita dei prodotti, diedero all'agricoltura quel carattere imprenditoriale che era venuto meno con la divisione delle terre; con la Legge Vanoni (legge 11 gennaio 1951, n. 25), dal nome del Ministro delle finanze promotore Ezio Vanoni, venne riformato profondamente il sistema tributario italiano introducendo l'obbligo della dichiarazione dei redditi rendendo attuabile il principio costituzionale dell'imposizione fiscale progressiva; a partire dal 1945 vi furono i primi promettenti ritrovamenti di gas metano in alcuni pozzi scavati dall'AGIP in Pianura Padana e, per poter garantire il loro pieno sfruttamento, venne quindi istituita, grazie soprattutto all'azione di Enrico Mattei, l'ENI (con la legge numero 136 del 10 febbraio 1953) alla quale veniva concesso il monopolio nella ricerca e produzione d'idrocarburi nell'area del Po assieme al controllo di altre società operanti nel settore degli idrocarburi come Agip, Anic e Snam ed altre società minori, configurandosi così come un gruppo petrolifero-energetico integrato che potesse garantire lo sfruttamento delle risorse energetiche italiane con il fondamentale compito di “promuovere ed intraprendere iniziative di interesse nazionale nei settori degli idrocarburi e del gas naturale” considerando poi che la “rendita metanifera” garantita dal monopolio del gas permise all'ENI di finanziare i propri investimenti, alcuni dei quali molto ingenti come ad esempio la costruzione, negli anni cinquanta, del polo petrolchimico di Ravenna, che andò a intaccare il monopolio della Montecatini nei fertilizzanti. Tutto ciò fu parte della base da cui in seguito, negli anni cinquanta e sessanta, nascerà il boom economico del miracolo italiano postbellico.
La situazione precaria del paese migliorava però molto lentamente, provocando il malcontento del movimento operaio e sindacale; ad alimentare la protesta e i disagi fu anche una spaventosa alluvione del Po che fece molte vittime nella zona agricola delle province di Rovigo e Venezia (1951).
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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