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Curzio Malaparte
(✶1898 †1957)
Teorizzando con Leo Longanesi e Mino Maccari il movimento "Strapaese" (ma contemporaneamente, con Massimo Bontempelli, anche il suo opposto, cioè il movimento "Stracittà"), Malaparte fu uno degli "ideologi" del fascismo popolare, come Gentile lo era stato a livello filosofico, in particolare del cosiddetto "fascismo di sinistra", con velleità rivoluzionarie e a cui aderirono molti futuri nomi dell'antifascismo, come Elio Vittorini.
Egli riassunse in sé gli elementi tradizionali e contadino-agrari (per l'appunto Strapaese, ovvero il fascismo più populista e anti-straniero, che si oppose anche alle demolizioni e agli sventramenti degli antichi borghi medievali nei centri urbani, criticando con le sue vignette satiriche le direttive ufficiali del fascismo insieme alla sua svolta dittatoriale) e quelli legati alla modernità e all'industrializzazione (Stracittà, che voleva sprovincializzare la cultura italiana e sosteneva il rapporto tra fascismo e mondo moderno), opposti elementi che peraltro erano presenti nella stessa contraddittoria personalità mussoliniana.
Piero Gobetti, pur da avversario, ne riconobbe il talento, e gli scrisse la prefazione al saggio che volle pubblicargli, Italia barbara (pubblicato dalle "edizioni Gobetti", Torino 1925); Gobetti lo definì "la miglior penna del regime". Lo scrittore firmò questo saggio come Curzio Malaparte Suckert: prendendo difatti spunto da un libretto ottocentesco (I Malaparte e i Bonaparte nel primo centenario di un Malaparte-Bonaparte) e italianizzando il suo nome di battesimo tedesco, decise, nel dicembre 1925, di firmarsi solamente Curzio Malaparte, che da allora sarà il suo nome d'arte.
Il distacco dal regime
Dal fascismo cominciò comunque, in modo sornione, a prendere le distanze, anche perché il regime, instaurata la dittatura dopo il 3 gennaio 1925, cominciava a deludere le speranze di rivoluzione sociale che lo avevano originariamente attratto. Nel 1928 assunse la direzione della rivista L'Italia letteraria. Diviene nel 1929 direttore de La Stampa di Torino (chiamandovi Mino Maccari quale redattore-capo). Abbandonato l'incarico di direttore della Stampa (vi rimase brevemente come cronista), pubblicherà nel 1931, a Parigi in lingua francese, il libro Tecnica del colpo di Stato (Technique du coup d'etat, in Italia tradotto solo nel 1948), riconosciuto come un profondo attacco nei confronti di Hitler (al governo nel 1933) e Mussolini. A causa del libro e del carattere individualista dei suoi scritti, venne allontanato definitivamente, ai primi di gennaio, dal quotidiano La Stampa.Tecnica del colpo di Stato venne generalmente considerato come un invito alla conquista violenta del potere attraverso il rovesciamento dello Stato, nonostante Malaparte sostenesse, al contrario, che il suo intento fosse compiere un’analisi tecnica ai fini della difesa dello Stato stesso. Essendo in epoca fascista, venne letto come un'opera sovversiva, che svelava quello che Mussolini aveva fatto dal 1922 al 1925 e che incitava implicitamente a rovesciare a sua volta lo stesso governo fascista. Mussolini in realtà apprezzò la forma del libro, ma lo proibì per non irritare la Germania.
Al confino
Nel 1933 venne espulso dal PNF e confinato all'isola di Lipari, con l'accusa di aver svolto attività antifasciste all'estero, in particolare - questa fu la motivazione principale - per alcuni attacchi rivolti a Italo Balbo.Dopo qualche mese a Lipari, venne trasferito in Toscana, e, in questo periodo, continuò a pubblicare una serie di elzeviri sul Corriere della Sera sotto lo pseudonimo di «Candido».
L'amicizia con Ciano
Solo grazie all'intervento di Galeazzo Ciano, suo amico e ministro degli Esteri, Malaparte poté ritornare in libertà, lavorando come inviato del Corriere della Sera. Nel 1936 fece costruire a Capri, su progetto dell'architetto Adalberto Libera, la suggestiva "Villa Malaparte"; questa residenza, una vera e propria maison d'artiste, arroccata su una scogliera a strapiombo sul mare, divenne spesso ritrovo di artisti e intellettuali, uno dei più esclusivi salotti mondani del periodo. Frattanto fondò e diresse la rivista Prospettive (I Serie: 1937-1939; II Serie: 1939-1943).Dal 1935, per via della relazione amorosa con la vedova di Edoardo Agnelli, Virginia Bourbon del Monte, si scontrò più volte col capostipite della famiglia Agnelli, il senatore Giovanni Agnelli (fondatore della FIAT), che, minacciando la nuora di toglierle per sempre la potestà sui figli, riuscì a impedire un possibile matrimonio con lo scrittore, organizzato per il 1936; Agnelli nutriva avversione nei suoi confronti soprattutto a causa della rottura di Malaparte con alcuni gerarchi del regime, che invece il senatore sosteneva tuttora senza riserve per timore di ricadute sull'azienda di famiglia.
In disaccordo con le leggi razziali fasciste del 1938, assume nella redazione di Prospettive Alberto Moravia, di origini ebraiche.
La seconda guerra mondiale
Partecipò alla Seconda guerra mondiale in un primo tempo con il grado di capitano degli Alpini; in seguito, lavorando come corrispondente per il Corriere della Sera, ebbe modo di viaggiare in diverse località europee, tra cui la Francia, la Germania, la Polonia e il fronte russo. Non si sapeva molto della vita di Curzio Malaparte negli anni tra il 1940 e l'8 settembre 1943. Alcuni documenti inediti, provenienti dagli archivi americani, fanno luce sui rapporti tra lo scrittore e le forze americane stanziate in Italia.Mobilitato col grado di capitano e arruolato nel 5º Reggimento alpini, Malaparte seguì la guerra italo-greca dal settembre 1940. Alla fine di marzo 1941 si spostò in Jugoslavia, dove fu l'unico corrispondente di guerra straniero al seguito delle truppe tedesche. Dopo la vittoria dell'Asse, si trasferì in Croazia, dove assistette «alla creazione e all'organizzazione del nuovo Stato di Croazia». Ai primi di giugno 1941 ricevette l'ordine di raggiungere la frontiera romeno-sovietica nell'eventualità di un conflitto con l'URSS. Dall'inizio della campagna seguì l'avanzata in Bessarabia e in Ucraina con una divisione dell'11ª Armata tedesca. Alla fine dell'anno poté tornare in Italia per trascorrere le Festività in famiglia. Ripartì da Roma il 7 gennaio 1942 per il fronte orientale.
Malaparte, nei suoi precedenti scritti, aveva assunto un atteggiamento critico verso il regime nazista ed aveva lodato l'efficienza dell'esercito sovietico. Per questo le autorità tedesche non lo fecero avvicinare al teatro delle operazioni. Già in febbraio Malaparte lasciò il fronte orientale. Trascorse oltre un anno in Finlandia. Il 25 luglio 1943 lo raggiunse la notizia della caduta di Mussolini. Tornato in patria, si stabilì nella sua villa a Capri.
L'Italia combatteva ancora a fianco dei tedeschi e Malaparte, per aver auspicato la rivolta contro di essi, venne brevemente arrestato a Roma.
Le esperienze vissute durante il conflitto fornirono il materiale per il primo romanzo, Kaputt, scritto a Capri e pubblicato nel 1944 presso l'editore-libraio Casella di Napoli, probabilmente la sua opera più nota all'estero. Questo romanzo, accusato spesso di autocompiacimento, rappresenta un vivido e surreale resoconto degli ambienti militari e diplomatici italiani e nazisti, nonché un forte atto di accusa verso le atrocità della guerra, tra cui le deportazioni e le stragi degli ebrei rumeni. Stando a Dominique Fernandez, tuttavia, "molti dettagli che riporta sono stati inventati".
Malaparte racconta - in uno stile bilingue italo-tedesco, fatti realmente sperimentati dallo scrittore, ma romanzati: il protagonista vaga per varie zone di operazione, formalmente in qualità di capitano dell'esercito italiano, ma concretamente svolge un ruolo di corrispondente di guerra, che lo avvicina alla figura di Ernest Hemingway. Malaparte si sofferma molto anche sulla vita alla "corte" romana dell'allora ministro degli esteri Galeazzo Ciano.
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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