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Francesco Guccini
(✶1940   †—)

Guccini e la politica

La sua risaputa vicinanza alla sinistra italiana è stata in più occasioni ripresa dalla stampa in maniera più o meno critica. Lo stesso Guccini esprimerà, nella celebre L'avvelenata, il suo pensiero sui rapporti tra le canzoni e l'azione politica:

«Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia»
(da L'avvelenata)

Se è vero infatti che alcune sue composizioni sono socialmente impegnate, è altrettanto vero che la gran parte dei suoi successi derivano dall'elevato valore artistico e letterario che i suoi brani dimostrano. Tuttavia un personaggio come Guccini non è inscrivibile in un determinato quadro politico istituzionale; egli stesso (come l'amico Fabrizio De André) si definisce anarchico, ma anche socialista di matrice liberale e sostiene di aver votato, in passato, per il PRI e per il PSI, prima dell'avvento di Craxi, poi per il Pds e i Ds.

In realtà ha frequentemente espresso le sue posizioni, rivolte verso l'area moderata del centrosinistra; ad esempio, ecco quello che ha dichiarato in un'intervista: «Ripeterebbe ancora quel "resistere, resistere, resistere" rivolto mesi fa a Prodi?» «Certo: piuttosto che niente è meglio il piuttosto. Non esistono alternative, se non peggiori». Come vede il Partito Democratico? «Lo vedrei bene, se mai si facesse. Comunque, voto Ds». Ha mai votato Pci? «No, prima di Craxi votavo Psi. Non sono mai stato estremista, anche adesso non amo la sinistra radicale, quella che mette i bastoni tra le ruote al premier». Nell'autunno del 2011, in occasione delle elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra di Porretta Terme, il cantautore si schiera a favore del candidato indipendente sostenuto da Sinistra Ecologia e Libertà e questo fatto è stato prevalentemente interpretato come un avvicinamento al movimento politico guidato da Nichi Vendola, anche se in seguito (2014) ha detto di aver votato il PD. Curiosamente, è risultato uno dei cantanti preferiti anche dai giovani di centro-destra, nonché da Matteo Renzi, da lui criticato, a cui ha risposto ironicamente.

Nei suoi testi, la presa di posizione politica emerge nelle seguenti canzoni: La locomotiva, (che è allo stesso tempo un racconto storico), Primavera di Praga del 1969, che è una critica dell'occupazione militare sovietica in Cecoslovacchia dell'anno precedente, Piccola storia ignobile del 1976 (canzone a favore della legge sull'aborto), Nostra signora dell'ipocrisia del 1993, Canzone per Silvia del 1993 (dedicata a Silvia Baraldini), Don Chisciotte del 2000, Stagioni del 2000, Canzone per il Che del 2004 (dedicate entrambe a Che Guevara), Piazza Alimonda del 2004 (dedicata agli eventi del G8 di Genova), Il testamento di un pagliaccio del 2012, Su in collina del 2012 (dedicata ai partigiani).

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Guccini e la scrittura

Guccini e i libri

«Non sono libri facili, i romanzi di Guccini, anche se, naturalmente, essendo libri profondamente legati al suo modo di raccontare, al suo mondo poetico, anche di primo acchito sono pur sempre libri appassionanti non solo perché imprevedibili nelle soluzioni linguistiche e stilistiche, ma più ancora perché questi romanzi sono profondamente legati tematicamente al nostro passato prossimo di ex contadini e miserabili neo-urbani, legati dunque al tempo antico, e in qualche modo fiabesco, dei nostri genitori e più ancora dei nostri nonni...»
(Paolo Jachia)

Nella sua attività quasi ventennale di scrittore ha pubblicato diversi libri; ha collaborato alla stesura, assieme ad altri autori, di scritti di saggistica e narrativa, interessandosi a svariate tematiche, fra cui quelle relative ai diritti civili (occupandosi del caso di Silvia Baraldini) e all'arte del fumetto. Guccini si è prestato con buoni riscontri alla scrittura in tutte le sue forme, con excursus nel genere Noir (con Loriano Macchiavelli ha creato il personaggio del maresciallo Benedetto Santovito), oltre a una trilogia di scritti autobiografici, ove spiccano le sue capacità di etimologo, glottologo e lessicografo.

Cròniche epafàniche, pubblicato da Feltrinelli nel 1989, è il primo romanzo di Guccini e una delle sue opere di maggior successo. Pur non presentandosi come biografia dell'autore, il libro diventa autobiografico, trattando infatti vicende passate di Pàvana, il paese "simbolo" dell'infanzia del cantautore modenese. Guccini cerca nel testo di mitizzare ogni suo ricordo, di rendere unico e avvincente ogni racconto tramandatogli dagli anziani dei monti sull'Appennino tosco-emiliano, e i risultati della sua "accuratezza filologica" vengono apprezzati dalla critica. Sono stati dei best seller anche i suoi due romanzi successivi, Vacca d'un cane e Cittanova blues, entrambi riguardanti i diversi periodi della sua esistenza.

Se infatti Cròniche epafàniche racconta l'infanzia e il periodo fanciullesco nella "sua" Pàvana, Vacca d'un cane narra del periodo successivo, quello in cui un Guccini adolescente ormai stabilmente a Modena (città da lui mai veramente amata) scopre di non essere "uno tra tanti", ma contemporaneamente diventò cosciente di come la provincialità della sua città natale massacrata dalla guerra, sarebbe stata un ostacolo per la sua crescita intellettuale. Infatti si trasferì presto a Bologna, che rappresentò la scoperta del mondo, il sogno americano. Ed è quest'ultimo capitolo che è narrato nelle vicende di Cittanòva Blues, che va a chiudere la trilogia autobiografica. Nel 1998 Guccini pubblica il Dizionario del dialetto di Pàvana, la città della sua infanzia, nel quale si può notare tutta la sua capacità di dialettologo e traduttore.

Diverse altre opere sono successivamente venute alla luce in collaborazione con Macchiavelli: Macaroni, Un disco dei Platters, Lo spirito e altri briganti, Tango e gli altri. I gialli scritti con lui a quattro mani narrano principalmente delle storie del maresciallo Santovito, diventato un personaggio di punta del giallo italiano, e acquistano dall'affermato giallista i toni classici di questo tipo di opera. L'influenza di Guccini si nota invece per quanto riguarda la forma della narrazione, la capacità di creare una raffinata costruzione nell'ambientazione storica, le peculiarità linguistiche che ne hanno decretato il successo anche nel mondo della narrativa.

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Guccini e il fumetto

Guccini è sempre stato un amante dei fumetti, come testimoniato anche da alcuni testi di canzoni, oltre che autore e sceneggiatore di diversi libri a fumetti come Vita e morte del brigante Bobini detto «Gnicche» disegnato da Francesco Rubino, edito dalla Lato Side, Lo sconosciuto, con le illustrazioni di Magnus, e sceneggiatore di Storie dello spazio profondo, disegnate dall'amico Bonvi, pubblicate a partire dal 1969 sulla rivista Psyco e in seguito ristampate dalla Mondadori e da altri editori.

La vicenda raccontata nel libro creato con Rubino è quella vera di un brigante vissuto nella seconda metà dell'Ottocento nelle campagne nei dintorni di Arezzo e nel Casentino; Gnicche (questo nomignolo è anche entrato in un proverbio di quella zona, «Sei peggio di Gnicche»). La particolarità è che Guccini ha l'occasione di comporre alcune ottave in rima che nel fumetto vengono recitate da un contadino cantastorie, Giovanni Fantoni, per raccontare le vicende del brigante; frequenti le parole dialettali. Dal punto di vista del disegno, Rubino si ispira a fumettisti come Gianni De Luca (ritenuto da alcuni uno dei grandi innovatori del fumetto italiano), e in qualche vignetta ha anche modo di disegnare un cantastorie molto simile a Guccini. Il volume fu pubblicato nel dicembre del 1980 dalle edizioni Lato Side, e la copertina fu realizzata da Lele Luzzati; non è stato mai più ristampato.

Nel 2008 una caricatura di Guccini firmata Massimo Cavezzali trova posto nel volume I maledetti del rock italiano Segni e suoni di strada da Clem sacco ai 99 Posse (edizioni Del Grifo), catalogo della mostra di tavole originali dedicate ai rinnovatori della scena musicale italiana, con saggi di Vincenzo Sparagna, Luca Frazzi (Rumore), Freak Antoni e Giuseppe Sterparelli ideatore dell'evento.

Guccini e il cinema

L'attività di Guccini nel cinema, come attore o autore di colonne sonore, iniziò nel 1976 e non è mai stata particolarmente intensa ma è comunque costante e si è incrementata negli anni 2000. La sua prima apparizione come attore fu in occasione del film Bologna. Fantasia, ma non troppo, per violino di Gianfranco Mingozzi del 1976. Si trattava di una puntata della serie televisiva Raccontare la città dedicata a Bologna, nella quale interpretava il poeta cantante Giulio Cesare Croce che, nella trama del film, rivive nei secoli le vicende della città, accompagnando questo percorso con canzoni tratte (in parte o integralmente) da testi originali di Croce. Altri interpreti del film furono Claudio Cassinelli e Piera Degli Esposti che interpretavano entrambi personaggi storici della città.

Come attore ha inoltre partecipato ai film I giorni cantati (1979, regia di Paolo Pietrangeli), la cui colonna sonora contiene la sua canzone Eskimo e Canzone di notte nº2; Musica per vecchi animali (1989, regia di Umberto Angelucci e Stefano Benni, tratto dal romanzo di quest'ultimo Comici spaventati guerrieri); Radiofreccia (1998, esordio registico del cantautore Luciano Ligabue); Ormai è fatta! (1999, regia di Enzo Monteleone); Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005), Una moglie bellissima (2007) e Io Marilyn (2009), tutti diretti da Leonardo Pieraccioni., Ignazio (2006, regia di Paolo Pietrangeli).

Nella colonna sonora di Nero (1992, regia di Giancarlo Soldi) è contenuta la canzone Acque, mentre come musicista ha scritto la colonna sonora di Nené (1977, regia di Salvatore Samperi).

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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