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Giacomo Zanella
(✶1820   †1888)


Un'altra protesta contro le nuove teorie del secolo, e, in questo caso, contro il darwinismo, è espressa nella poesia La veglia, ma mentre nella precedente poesia, lo sdegno che si esprime in versi dopo il dolcissimo canto alla fede, non ha note stonate, questo avviene nei versi de La Veglia.

Così in Microscopio e Telescopio si trovano lo stesso dolore per la mancanza di fede, per la superbia dell'uomo che crede di sostituire Dio e di svelarne i misteri. Il tema del mondo odierno che, superbo delle sue scoperte, ha dimenticato la fede degli avi, ritorna in altre odi come nella poesia Pel taglio di un bosco o negli endecasillabi Alla Madonna di Monte Berico.

Nella poesia L'Imitazione di Cristo, il problema del rapporto umano-divino viene risolto riducendo al minimo il termine umano. Il sentimento religioso è qui cantato con perfetta coerenza.

Eppure Zanella pur esprimendo in molte poesie il suo disprezzo per certe dottrine che sembrano distruggere i fondamenti dell'antico sapere, come il materialismo (in una poesia intitolata Sopra certi sistemi di filologia, composta nel 1877), ammirava certe opere del progresso, come ad esempio nella poesia Il taglio dell'Istmo di Suez.

Zanella fu dunque certamente suggestionato dalle conquiste della scienza, ma egli non cercò di sciogliere i problemi allora dibattuti cercando di trovare qualche nuova e valida sintesi di natura filosofica e teologica. Zanella aveva in sé troppo saldi i motivi dell'ortodossia cattolica perché si lasciasse suggestionare, in senso eterodosso, dagli splendori delle scienze e delle filosofie.

Dobbiamo rilevare inoltre, che vi fu in Zanella un forte contrasto tra il momento ideologico e il momento poetico. Questo perché in prosa poteva esprimere chiaramente le sue idee che nascevano dal sentimento e dalla fede, ma in poesia il sentimento e la fantasia non riuscivano ad essere contenute, e veniva così a mancare il necessario equilibrio per poter scrivere vere poesie di scienza.

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Il tema del cosmo

Ma uno degli aspetti più interessanti e più nuovi della poesia zanelliana, non sta certamente nella poesia che s'ispira alla storia, o alla natura o alla scienza, ma in quella particolare poesia astrale che ha per tema il cosmo. Già in alcuni versi del 1858 (ora pubblicati in: Poesie rifiutate disperse postume inedite, a cura di G. Auzzas e M. Pastore Stocchi, Vicenza, N. Pozza, 1991, a p.396), si avverte questo tema assai nuovo per quei tempi. Ed è senza dubbio singolare l'apparizione in questi versi del motivo che prelude ad esperienze di poeti moderni, in un periodo in cui il poeta sembrava ancora strettamente legato al passato. Eppure è indubbio che in questi versi appare per la prima volta un cielo, che non è quello della tradizione classica, ma un cielo già scientifico:

«Nonna, che dici? Io mi credea che i mille
Che mi additi lassù, punti lucenti,
Non fossero pianeti o soli ardenti,
Rotanti nimbi ed iridi tranquille.
Io fori li credea, donde faville
Sprizzan quaggiù dai fulgidi torrenti,
Che di tanto fan belli i firmamenti,
Perché levinsi a Dio nostre pupille.
[...]»
La conchiglia fossile

Questa singolare fantasia si esprime compiutamente nella sua poesia più famosa, scritta e pubblicata a Padova nel marzo 1864: Sopra una conchiglia fossile nel mio studio.

Il poeta contemporaneo Andrea Zanzotto considera tale poesia una lettura centrale nella sua prima formazione.

Zanella e Tommaseo

Anche in numerose liriche di Tommaseo vi è presente un cielo che si può definire scientifico ma una differenza balza subito evidente: che in Tommaseo la poesia cosmica si inserisce nella più vasta poesia della Redenzione, in un tentativo che sembra preludere a quello di padre Teilhard, il "gesuita proibito", di accordare scoperte della scienza e dogma della Redenzione; mentre in Zanella si trova solo la contemplazione cristiana del vasto universo ove aleggia la potenza di Dio.

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La creazione è, per il poeta, continua e perfetta, la natura si rinnova continuamente, nelle lontananze millenarie del tempo è il divenire dei mondi. La vita stessa, che si tramuta nel tempo e nello spazio con le forme più varie, non può morire e tutto quello che muore è pronto a rinascere.

Questo esprime il poeta nella poesia Microscopio e telescopio (già intitolata Natura e scienza) e ancora in un'altra poesia, Le palme fossili (1877).

Il tema della luna

Il tema della luna, tema tradizionale per la poesia, verrà ripreso dal poeta nella più tarda produzione, quella dei sonetti dell'Astichello.

Paura e sbigottimento davanti alla realtà cosmica

Un altro motivo, che sarà poi fondamentale nella poesia di Pascoli, è il sentimento di sbigottimento e di paura che prova l'uomo di fronte alla realtà cosmica. Zanella si propone anche il motivo della piccolezza della Terra di fronte all'universo, motivo che verrà poi ripreso e sviluppato da Pascoli, così come il tema dell'abitazione di altri mondi.

Il tema cosmico è presente anche nella poesia Microscopio e Telescopio, ed è in questa che si conclude la contemplazione del cielo. È presente, in questi versi, il motivo dei colori degli astri, motivo che Pascoli raccoglierà e svilupperà.

Si può concludere dicendo che nella poesia della maturità, Zanella oscilla tra il vecchio e il nuovo, fra le tradizioni e le nuove esperienze di pensiero e di arte, fra descrizione di vasto respiro cosmico in cui l'animo sembra obliare il presente.

Un ritmo sentimentale e un'atmosfera interiore che si esprime ora nella fuga verso forme e modi del presente, ora nell'oblioso abbandono in una serena contemplazione cosmica.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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