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Giovanni Boccaccio
(✶1313 †1375)
Tematiche
Il Decameron è, secondo le parole del padre della storiografia letteraria italiana Francesco De Sanctis, «la terrestre Commedia»: in essa Boccaccio dimostra di aver saputo magistralmente affrescare l'intero codice etico dell'essere umano, costretto ad affrontare situazioni in cui si richiede l'ingegno per superare le difficoltà poste dalla Fortuna. In Boccaccio, ormai, è completamente svincolata da forze sovrannaturali (come nel caso di Dante, che riflette sulla Fortuna nel VII canto dell'Inferno), lasciandola gestire e affrontarla dal protagonista. La narrazione di tematiche erotiche o sacrileghe (come per esempio quelle relative alla novella di Ferondo in Purgatorio, o di Masetto da Lamporecchio) non sono giudicate moralmente dall'autore, che invece guarda con sguardo neutrale quanto possa essere ricca e variegata l'umanità. Giudizio ancor più comprensibile alla luce dei valori "laici" portati nella narrativa da un esponente della classe mercantile e borghese del '300, perdipiù figlio naturale di uno di quei mercanti che popolano questa commedia umana.
Opere della vecchiaia
Nell'ultimo ventennio della sua vita Boccaccio si dedicò sia alla stesura di opere impregnate della nuova temperie umanistica sia a quelle in lingua volgare, continuando pertanto quel filone che si protraeva fin dagli anni napoletani. Nel primo caso Boccaccio si dedicò alla stesura di opere enciclopediche (la Genealogia deorum gentilium e il De montibus) sulla scia dell'amico e maestro Petrarca, affiancandola anche a quella dal sapore più narrativo quali il De mulieribus claris e il De casibus virorum illustrium, impregnate comunque di un sapore moralisticheggiante per il fine etico di cui sono portavoci. Tornando sul filone della letteratura in lingua volgare, dell'ultimo Boccaccio si ricorda principalmente Il Corbaccio (o Laberinto d'amore), opera dal titolo oscuro, datato dopo il 1365 e nettamente in controtendenza rispetto alla considerazione positiva che le donne ebbero nell'economia letteraria boccacciana.
La narrazione è incentrata sull'invettiva contro le donne: il poeta, illuso e rifiutato da una vedova, sogna di giungere in una selva (che richiama il modello dantesco) nella quale gli uomini che sono stati troppo deboli per resistere alle donne vengono trasformati in bestie orribili. Qui incontra il defunto marito della donna che gli ha spezzato il cuore, il quale. dopo avergli elencato ogni sorta di difetto femminile, lo spinge ad allontanare ogni suo pensiero da esse lasciando più ampio spazio ai suoi studi, che invece innalzano lo spirito. Da segnalare, infine, le Esposizioni sopra la Comedia, frutto dei commenti esegetici tenuti in Santo Stefano in Badia poco prima della morte.
Considerazioni culturali
Boccacciano e boccaccésco
I due termini, al contrario di quanto si creda, non sono del tutto sinonimi fra di loro. Se boccacciano è un aggettivo usato soltanto nella terminologia scientifica (es: studi boccacciani; poetica boccacciana), boccaccesco può essere usato sì come omonimo di boccacciano se usato nella terminologia accademica, ma è usato soprattutto per indicare la familiarità con le tematiche licenziose proprie di alcune novelle del Decameron.
Tra Dante e Petrarca
Tra medioevo e umanesimo
La figura di Boccaccio, sia umana che letteraria, rappresenta un ponte tra il medioevo e l'età moderna. Attratto, da un lato, verso il mondo medievale per il suo attaccamento alla città natale e ai valori medievali, dall'altro il suo ottimismo e la sua fiducia nelle potenzialità dell'essere umano lo portano già ad essere un protoumanista quale il suo maestro Petrarca. Al contrario di quest'ultimo, infatti, Boccaccio si rivelò sempre attaccato alla città natale Firenze, rivelando un’affinità straordinaria con l'atteggiamento dantesco. Comunque, se Dante si considerava come figlio dell'amata Firenze, tanto da non riuscire a lenire il dolore col passare degli anni, Boccaccio sentì la lontananza anche di Napoli, la città della giovinezza, rivelando quindi una maggiore apertura culturale e sociale rispetto all'Alighieri.
Una sensibilità moderna e medievale al contempo
Boccaccio dimostrò una sensibilità moderna nell'affrontare le vicende umane, legate alla volubile fortuna, dandole un'ottica decisamente più "laica" rispetto a Dante: da qui, Francesco De Sanctis giunse a definire Boccaccio come il primo scrittore distaccato dalla mentalità medievale. Al contrario il maggiore studioso di Boccaccio del XX secolo, Vittore Branca, nel suo libro Boccaccio medievale, tese a rimarcare la mentalità medievale del Certaldese, su cui si basano i valori, le immagini e le scene delle novelle. Uno dei massimi filologi italiani del XX secolo, Gianfranco Contini, espresse il medesimo giudizio e chiosò dicendo che «oggi il Boccaccio appare per un verso di cultura medievale e retrospettiva, per un altro buon deuteragonista italiano di quel movimento aristocratico che fu l'Umanesimo».
Lo "sperimentalismo boccacciano"
Già fin dal periodo napoletanto Boccaccio dimostra un'incredibile versatlità nel campo delle lettere, sapendo con maestria adoperare il materiale letterario con cui entra in contatto, rielaborandolo e producendo nuovi lavori originali. Nel clima cosmopolita napoletano, ove l'etica cavalleresca francese importata dagli Angiò, le influenze arabo-bizantine, l'erudizione di corte e la presenza di cultori della memoria dantesca si incontrano fra i vicoli della città partenopea, Boccaccio dà adito ad uno sperimentalismo in cui tutti questi elementi si incrociano. Prendendo, per esempio, il Filocolo, primo romanzo in volgare italiano, si può notare che:il titolo è un grecismo.
la narrazione riprende la vicenda amorosa di Fiorio e Biancifiore, legata alla tradizione occitanica.
influssi classicisti, per il modello della Historia distructionis Troiae di Guido delle Colonne.
La narrativa moderna
Con la narrativa promossa dal Boccaccio, la prosa letteraria italiana raggiunge un livello elevatissimo. Grazie alla volgarizzazione di Tito Livio Boccaccio adotta infatti un periodare delle frasi più sciolto, meno paratattico e incentrato invece sulla concatenazione gerarchica dei periodi, tipica dell'opera liviana. Tale stile fluido e scorrevole, intriso di un linguaggio proprio della dimensione quotidiana (resa ancor più marcata dalla presenza di dialettismi e da contesti dominati da doppi sensi), si contrappone decisivamente al resto della produzione letteraria in prosa, caratterizzata da un periodare paratattico ed asciutto.L'umanesimo di Boccaccio
Il valore del greco
Boccaccio, in certe occasioni, si dimostrò più volte in disaccordo con Petrarca man mano che il Certaldese si impadroniva dei principi della lezione umanistica. A parte la crisi del 1354, dovuta al trasferimento di Petrarca nella nemica Milano, tra Boccaccio e il poeta aretino ci fu uno scontro sul valore che il greco antico poteva apportare alla cultura occidentale: se per Petrarca tutta l'eredità della cultura greca fu assorbita da quella latina, Boccaccio (che fu a stretto contatto col lavoro di traduzione di Leonzio Pilato) invece ritenne che i latini non avessero assorbito tutte le nozioni della civiltà ellenica. Come gli antichi romani imitarono e ripresero la letteratura greca, così anche gli umanisti dovevano riprenderne il pensiero. La lungimiranza culturale di Boccaccio, la cui proposta culturale trovò conferma già sotto la generazione d'umanisti successiva, fu in questo modo sintetizzata dal filologo bizantino Agostino Pertusi:
«[Il Boccaccio] intravvide, seppur vagamente, che l'Umanesimo per esser veramente integrale doveva completarsi con la matrice della cultura e della 'humanitas latina, cioè con la cultura e l'humanitas' dei Greci»
(Agostino Pertusi in Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, cit., p. 118)
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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