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Giovanni Boccaccio
(✶1313   †1375)

Tra Seneca e il greco: attriti intellettuali
Infatti Boccaccio, in certe occasioni, si dimostrò più volte in disaccordo con Petrarca man mano che il Certaldese si impadroniva dei principi della lezione umanistica: la questione "greca" e quella "senecana". Riguardo la prima, Boccaccio ribadiva (al contrario del praeceptor) di come fosse necessario recuperare la letteratura greca per una migliore comprensione della civiltà occidentale.

Sulla seconda questione l'Epistola XX, scritta al giurista napoletano Pietro Piccolo da Monteforte, vicino alla cultura umanista e grande appassionato del Boccaccio, rivela la diatriba di natura filologica tra Petrarca e Boccaccio.

Quest'ultimo, difatti, dimostra amarezza per essere stato contraddetto da Petrarca sulla questione se esistessero due Seneca distinti fra di loro. Nonostante le procedure filologiche adottate dal Certaldese, che aveva appreso di questa divisione da un errore di Marziale, risultassero esatte, Petrarca ritenne, sulla base dello stile praticamente uguale, che non potessero essere due autori distinti.

Conclusioni
Concludendo sulla base della sintesi dei due maggiori studiosi del Boccaccio, Vittore Branca e Giuseppe Billanovich, il rapporto fra i due uomini non si può marcare nella semplice binomia preceptor-discipulus, quanto invece si deve osservare la

«[...] convergenza in problemi, in interessi, in soluzioni analoghe anche stilistiche: di intertestualità, si è poi detto. La caccia agli echi e alle riprese doveva in conseguenza, a nostro avviso, cedere il passo alla ricerca degli scambi e della circolazione di esperienze che di continuo, nell'alto commercio Petrarca-Boccaccio, si arricchiscono reciprocamente. Favorivano quella convergenza letteraria e questo commercio spirituale, una comunanza di gusti e di sensibilità nella stessa atmosfera di prepotente rinnovamento culturale.»
(Vittore Branca, Intertestualità fra Petrarca e Boccaccio, citato in Boccaccio: autore e copista, pp. 39-40)
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Il culto di Dante

Boccaccio, durante tutta la sua vita, fu un appassionato cultore di Dante e della sua opera, che ebbe modo di conoscere fin dalla sua prima giovinezza grazie al contatto con Margherita e Filippa de' Mardoli. Perfezionatosi, poi, alla scuola di Cino da Pistoia, amico dell'Alighieri, già nella Caccia di Diana la presenza delle terzine dantesche indica un precoce avvicinamento alla poetica dantesca, che si protrarrà fino al senile Corbaccio, ove la presenza della selva e della visione rimandano inequivocabilmente all'ambientazione infernale dell'immortale poema.

L'avvicinamento alla mentalità umanistica e il culto per Petrarca, però, non distolsero il Boccaccio dalla volontà di diffondere a Firenze il culto per Dante e la sua opera, anche se il giudizio più che ottimista si raffreddò durante la fase umanista, dopo aver constatato la superiorità del Petrarca in lingua latina. Oltre ad aver copiato di suo pugno tre codici della Commedia, il Certaldese scrisse anche il Trattatello in laude di Dante Alighieri (composto in due redazioni tra il 1351 e il 1366) e tenne delle lectiones magistrales sui canti dell'Inferno, fermatisi solo all'esegesi del XVII canto per la morte stessa del Boccaccio.

Boccaccio nel cinema

Su Giovanni Boccaccio e specialmente sul suo Decameron furono girati moltissimi film, molti dei quali di genere goliardico, parodistico e demenziale, tipico del filone italiano decamerotico:
Il Decamerone di Gennaro Righelli (1912);
Il Decameron di Pier Paolo Pasolini (1971) - primo capitolo della trilogia della vita;
Boccaccio di Bruno Corbucci (1972);
Decameron n° 2 - Le altre novelle del Boccaccio di Mino Guerrini (1972);
Decameron n° 3 - Le più belle donne del Boccaccio di Italo Alfaro (1972);
Decameron n° 4 - Le belle novelle del Boccaccio di Paolo Bianchini (1972);
Le calde notti del Decameron di Gian Paolo Callegari (1972);
Decameroticus di Pier Giorgio Ferretti (1972);
Quando le donne si chiamavano madonne di Aldo Grimaldi (1972);
Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti - Decameron nº 69 di Aristide Massaccesi (1972);
...e si salvò solo l'Aretino Pietro, con una mano davanti e l'altra dietro... di Silvio Amadio (1972);
Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino di Manlio Scarpelli (1972);
Fiorina la vacca di Vittorio De Sisti (1972);
Fratello homo sorella bona di Mario Sequi (1972);
Il Decamerone proibito di Carlo Infascelli (1972);
Decameron proibitissimo (Boccaccio mio statte zitto) di Marino Girolami (1972);
La bella Antonia, prima monica e poi dimonia di Mariano Laurenti (1972);
Le mille e una notte all'italiana di Carlo Infascelli (1972);
Novelle galeotte d'amore di Antonio Margheriti (1972);
Decameron '300 di Mauro Stefani (1972);
Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno di Bitto Albertini (1972);
Racconti proibiti... di niente vestiti di Brunello Rondi (1972);
I racconti romani di una ex novizia di Pino Tosini (1972);
Beffe, licenzie et amori del Decamerone segreto di Walter Pisani (1972);
...e continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno di Bitto Albertini (1973);
Fra' Tazio da Velletri, di Romano Gastaldi (e Aristide Massacesi) (1973);
Storie scellerate di Sergio Citti (1973);
Novelle licenziose di vergini vogliose di Michael Wotruba (Aristide Massaccesi) (1973);
Maraviglioso Boccaccio di Paolo e Vittorio Taviani (2015).

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Bibliografia

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Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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