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Ugo Foscolo
(✶1778 †1827)
Il ritorno a Milano e le difficoltà (1808-1812)
Tornato a Milano per la terza volta, ebbe inizio per Foscolo un periodo di difficoltà economiche, reso più amaro dai contrasti con i letterati di regime, che non gli risparmiarono polemiche e malevole insinuazioni. Alla rottura con Monti (1810) si aggiunse l'insuccesso della tragedia Aiace, rappresentata alla Scala il 9 dicembre 1811, che non ebbe successo e venne, inoltre, vietata dalla censura per le allusioni antifrancesi contenute.Il soggiorno sereno e produttivo a Bellosguardo (1812-1813)
«Nella convalle fra gli aerei poggi / Di Bellosguardo, ov'io cinta d'un fonte / Limpido fra le quete ombre di mille / giovinetti cipressi alle tre Dive / l'ara innalzo...»
(Le Grazie, Inno I, vv.11-14)
Abbandonata Milano il 12 agosto del 1812, il poeta si trasferì a Firenze, dopo aver fatto tappa a Piacenza, Parma e Bologna, città in cui incontrò l'amica Cornelia Rossi Martinetti. Il 17 arrivò all'albergo delle Quattro Nazioni, dove alloggiò un paio di mesi, iniziando la stesura dell'inno Alle Grazie, concretizzatosi dapprima nella cosiddetta Prima redazione dell'Inno, quindi, attraverso ampliamenti e rielaborazioni, nella Seconda redazione, e destinato a prendere forma in un carme tripartito nell'aprile del 1813.
Lasciato il primo alloggio, Foscolo si stabilì per un breve periodo a Casa Prezziner, in Borgo Ognissanti, e si trasferì poi alla villa di Bellosguardo, dove trascorse, fino al 1813, un periodo di intensi affetti, di soddisfazioni mondane e di lavoro creativo. Egli infatti ottenne l'amore della senese Quirina Mocenni Magiotti, frequentò il salotto della contessa d'Albany, l'amica di Alfieri, lavorò, come detto, al carme di argomento mitologico, scrisse la tragedia Ricciarda, rappresentata in città nel 1813, riprese la traduzione del Viaggio sentimentale, pubblicato lo stesso anno e corredato della Notizia intorno a Didimo Chierico, oltre a tradurre altri canti dell'Iliade.
L'esilio definitivo dall'Italia (1813-1827)
Partenza da Milano e l'esilio in Svizzera (1813-1816)
Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte a Lipsia, nell'ottobre del 1813, e l'abdicazione del 1814, Foscolo ritornò per la quarta volta a vivere a Milano, riprendendo il proprio grado nell'esercito e compiendo un disperato tentativo di raccogliere uomini disposti a sacrificarsi per la città, ma l'arrivo in città degli austriaci abbatté la sua fiducia in una futura Italia indipendente. Nonostante la sua fedeltà al viceré Eugenio di Beauharnais (l'anno successivo ci sarà l'ultimo tentativo dei filo-napoleonici col proclama di Rimini del re di Napoli Gioacchino Murat), ultima speranza del cosiddetto "partito francese", alla fine decise di non opporsi con le armi ai vincitori. Ebbe un momento di esitazione, quando il governatore austriaco feldmaresciallo Bellegarde gli offrì di collaborare con il nuovo governo, dirigendo una rivista letteraria, la futura "Biblioteca italiana". Foscolo accettò e stese il programma della rivista, ma intervenne l'obbligo di giuramento al nuovo regime, cosicché la notte prima di giurare (31 marzo del 1815) lasciò l'Italia per un volontario esilio definitivo, mentre Napoleone tentava in Francia l'ultima impresa, i "cento giorni". L'autore, ormai rassegnato, prese la via dell'espatrio per rifugiarsi a Hottinger, in Svizzera, assunse gli pseudonimi di Lorenzo Aldighieri (poi Alderani, come l'amico di Jacopo Ortis) e, a livello letterario, di Didimo Chierico.
Malgrado le varie peregrinazioni in terra svizzera, per sfuggire ai controlli della polizia austriaca, egli riuscì a stampare a Zurigo, nel 1816, le Vestigia della storia del sonetto italiano, il libretto satirico contro i letterati milanesi Didimi clerici prophetae minimi Hypercalypseos liber singularis (l'Ipercalisse), la terza edizione dell'Ortis e a scrivere gli appassionati Discorsi sulla servitù d'Italia, pubblicati postumi.
Gli ultimi anni di vita a Londra (1816-1827)
«Di vizi ricco e di virtù, do lode / Alla ragion, ma corro ove al cor piace: / Morte sol mi darà fama e riposo.»
(Sonetti,)
Nel frattempo l'Austria insisteva nel reclamare la sua estradizione, ma Foscolo trovò un prezioso alleato nell'ambasciatore d'Inghilterra a Berna che gli rilasciò un passaporto per la Gran Bretagna, attraverso i buoni uffici di William Stewart Rose, dedicatario dell'Ipercalisse. Il documento gli era stato concesso innanzitutto in quanto nativo di Zante, divenuta protettorato britannico dopo il Congresso di Vienna del 1815. Poté dunque partire grazie al denaro ricavato dalla vendita dei propri libri a Milano e con quello fornitogli dal fratello Giulio,a quei tempi in Ungheria con l'esercito austriaco, cui lui aveva aderito
Il 12 settembre 1816 il poeta giunse a Londra, dove trascorse l'ultimo periodo della vita fra non lievi difficoltà economiche e morali. Durante il periodo londinese Foscolo si dedicò prevalentemente all'attività editoriale e giornalistica e si impegnò nello studio storico-critico di alcuni momenti, testi e personaggi della letteratura italiana, soprattutto Dante, Petrarca e Boccaccio. Risalgono a questi anni nuovi saggi sulle traduzioni omeriche, la quarta edizione dell'Ortis (1817), l'elaborazione delle "Grazie" e le incompiute Lettere scritte d'Inghilterra ('16-'18), di cui una parte edita postuma con il titolo il Gazzettino del bel mondo, l'incompleta Lettera apologetica, anch'essa pubblicata postuma, i celebri Essays on Petrarch (1821, II ed. 1823), il Discorso storico sul testo del Decamerone (1825) e il Discorso sul testo della Commedia di Dante (1826). Inoltre una trentina di saggi critici, scritti per essere tradotti in inglese e pubblicati sulle riviste periodiche britanniche, tra cui si segnalano la serie delle Epoche della lingua italiana e l'articolo noto con il titolo italiano di Antiquarj e Critici (1826). Foscolo venne accolto nei circoli liberali, e all'inizio guadagnò bene con le proprie attività.
Ben presto, la vita troppo signorile, un carattere difficile, che gli alienò molte simpatie, e alcune speculazioni avventate in affari (come la costruzione di una grande villa dove vivere, che gli sarà sequestrata), ridussero però il poeta al dissesto economico, tanto da essere per breve tempo incarcerato causa debiti nel 1824. Uscito dal carcere fu costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi spesso sotto falso nome (Lord Emerytt, dal nome della figlia) per sfuggire ai creditori. Aveva intanto ritrovato la figlia Floriana, che lo assistette con devozione durante i suoi ultimi anni, venendo nominato tutore legale della ragazza dalla nonna Lady Walker. A Londra, Foscolo fece anche una proposta di matrimonio alla diciannovenne Caroline Russell, figlia di un importante magistrato, da questa rifiutata dopo molte insistenze dello scrittore, che anni prima aveva spesso fuggito il matrimonio, frequentando in genere nobili già sposate. A causa della vita dispendiosa, consumò anche l'eredità di 3000 sterline lasciate dalla Walker alla nipote, cosicché entrambi dovettero trasferirsi in quartieri poveri e malsani, dove il poeta contrasse una malattia respiratoria, probabilmente la tubercolosi. Nel 1825 diventò insegnante di italiano in un istituto femminile e l’anno successivo fece domanda per ottenere la cattedra di italiano all’Università di Londra, da poco istituita.
Morte e posterità
Povero e debole, gli venne diagnosticata una malattia al fegato, esito probabile di tubercolosi miliare, che fece peggiorare ulteriormente le sue condizioni di vita; decise dunque di trasferirsi nel piccolo sobborgo londinese di Turnham Green, dove si ammalò di idropisia polmonare, stadio finale della malattia, e venne inutilmente operato per due volte dal medico italiano che lo assisteva. Ugo Foscolo morì infine il 10 settembre del 1827 a quarantanove anni; la figlia, che lo accudì fino all'ultimo, morì circa due anni dopo a soli 22 anni.
Fu sepolto nel cimitero di Chiswick, a spese del banchiere quacchero Gurney, suo amico. Nella tomba gli furono messe due monete di rame sugli occhi, secondo un rituale greco antico. La tomba, recentemente restaurata, porta incisa erroneamente l'età di 50 anni. Le sue ceneri, nel 1871, furono traslate nella Basilica di Santa Croce a Firenze, tempio di quelle itale glorie che lui stesso aveva celebrato nel carme Dei Sepolcri, con i versi «Ma più beata ché in un tempio accolte / Serbi l'itale glorie, uniche forse / Da che le mal vietate Alpi e l'alterna / Onnipotenza delle umane sorti / Armi e sostanze t'invadeano ed are / E patria e, tranne la memoria, tutto». I resti del Foscolo tornarono così alla sua patria, come egli aveva desiderato, con una grande celebrazione voluta dal nuovo Regno d'Italia.
Ferma restando la grandezza del poeta, secondo la studiosa irlandese Lucy Riall la grande glorificazione di Foscolo a opera del nuovo governo italiano era parte della creazione di un pantheon di eroi laici (a cui poi seguiranno le celebrazioni di figure come quella di Garibaldi) come auspicato dal poeta stesso nei Sepolcri, per la religione civile della nuova Italia in contrasto con la Chiesa per la questione romana.
Del Foscolo ci resta anche un ricchissimo Epistolario, documento molto importante della sua vita tumultuosa, anticipatrice (come quella di altri contemporanei) della figura dell'eroe romantico alla Byron e alla Shelley (morti comunque prima di lui, nonostante appartenessero alla generazione successiva); la figura di Foscolo fu spesso identificata con quella del suo personaggio, Jacopo Ortis, dai tratti certo autobiografici nel carattere. Anche per questo, come già l'Alfieri e Dante, Foscolo venne nel Risorgimento considerato come una sorta di "vate" della Patria italiana e della sua libertà, specialmente grazie all'ammirazione per le sue idee politiche nutrita da Giuseppe Mazzini. Il Foscolo letterato ispirerà invece molti scrittori e poeti, come Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Mario Rapisardi e Giosuè Carducci.
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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