Luogo
152. Nell’indicare il luogo vuolsi distinguere il termine, dove si sta (stato in luogo), il luogo o termine, verso il quale si va (moto a luogo), che corrispondono agli avverbii qui, qua, costà, quivi, là ecc.; il luogo o termine, dal quale si viene (moto da luogo), che corrisponde alle frasi avverbiali di qua, di là ecc. e il luogo, dentro il quale uno si muove (moto per luogo), che corrisponde alle frasi avverbiali per qua, per qui, per di là ecc.153. Per esprimere stato in luogo e moto a luogo si usano le prep. a ed in, articolate o no, secondo il senso o determinato o generico che si attribuisce al sostantivo. (Vedi P. I, cap. XIII, § 33).
154. La prep. a indica vicinanza, aderenza a qualche cosa o direzione verso qualche cosa. Essere alla porta, sedere a tavola, giacere alla riva d’un lago, stare al sole, al coperto, al sereno, al fuoco; Ponte alle Grazie o a S. Trinita, Ponte a Ema ecc. ecc. – andare alla porta, al mare, al sole, a tavola, volgersi a destra, a sinistra, paese situato a oriente o all’oriente, luogo vicino a Firenze, esser presente ad un fatto, andare a mangiare, a dormire ecc. guardare ad una cosa.
155. Quindi si adopera sempre a per indicare il luogo, verso il quale si va; p. es. vado a Firenze, vado a Roma, vado al giardino, alla chiesa ecc. (V. § seg.).
156. La prep. in denota l’interno o la superficie di un luogo; p. es. essere in città, nel giardino, in chiesa, in casa ecc.; stare in mare, in terra, in nave, portare in tavola, avere in capo q. cosa ecc. Quindi si adopera regolarmente in col verbo entrare e con altri verbi di moto usati in simile significato; p. es. entro o vado in Firenze, nel giardino, in mare ecc.
157. Si adopera poi sempre, quando il luogo, dove si va o dove si sta, è un regno od una provincia, o una isola grande; p. es. sono o vado in Ispagna, nella China, in Cipro (Come se in Francia o in Ispagna andar volesse. Boccaccio), o un nome comune di luogo, preso in senso proprio e materiale; p. es. sono nel campo (al campo vorrebbe dire all’accampamento), in un luogo, in camera; sto in giardino, sto o vado in campagna ecc.
158. Coi nomi di città e terre per significare stato in luogo si usa più spesso a, quando non importa escludere i dintorni; p. es. Vivo, abito a Firenze, a Roma (sia dentro, sia fuori) ecc.
159. Anche con alcuni nomi comuni, per indicare non tanto la dimora in un luogo, quanto l’occupazione che vi si fa, si usa a; p. es. sono al teatro (cioè allo spettacolo), al ballo, allo studio, alla scuola od a scuola, al banco, sono o sto a casa (cioè non passeggio), alla campagna, da risguardarsi come, frasi o locuzioni avverbiali. Con infiniti: stare a sedere, a riposare, a dormire, a giuocare ecc. (Vedi P. I, cap. XX, § 14).
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