Il sesso dei vocaboli
I vocaboli, ossia le parole che pronunciamo quando esprimiamo un nostro pensiero hanno un sesso? Sembra proprio di sì, e ce lo confermano gli articoli che anteponiamo loro: il, lo, la, gli, i, le, uno, una. Oggi, però, la distinzione tra i sessi, vale a dire tra i nomi maschili e femminili, è sentita solamente se questa (la distinzione) risponde a una realtà puramente fisiologica: cane e alunno li sentiamo maschili; cagna e alunna, naturalmente, femminili.
Se però diciamo, per esempio, arancio e arancia; pesco e pesca non pensiamo minimamente al sesso di detti vocaboli anche se li classifichiamo, naturalmente, in maschili e femminili. Come è nata, allora, la distinzione di sesso tra i vocaboli?
Quando la parola è nata, il genere, vale a dire il sesso, corrispondeva, con molta probabilità, alla distinzione di sesso biologico degli esseri rappresentati dalla parola stessa; per questa ragione nelle lingue antiche — quelle classiche particolarmente — esistevano tre generi: il maschile per le persone e gli animali di sesso maschile, appunto; il femminile per l’altra categoria (sempre delle persone e degli animali) e il neutro, riservato al sesso delle cose (neutro viene dal latino neuter, né l’uno né l’altro: le cose, infatti, non hanno sesso).
Con il trascorrere del tempo, il genere neutro per il suo carattere... neutrale, vale a dire indefinito, scomparve nella quasi totalità degli idiomi moderni e i vocaboli acquisirono — senza alcuna regola predefinita — le determinazioni, cioè le desinenze maschili o femminili assumendo, in tal modo, un genere grammaticale che non avevano mai avuto e che sotto il profilo, diciamo, fisiologico tuttora non hanno. Il sesso grammaticale, dunque, è una convenzione che non ha nulla che vedere con il sesso fisiologico ad eccezione, ovviamente, degli esseri animati.
Che la distinzione tra i sessi grammaticali sia del tutto irrazionale lo dimostra l’analisi di alcune parole che cambiano di genere nelle varie lingue. Il dente, per esempio, è maschile in italiano e femminile in francese; il mare è maschile in italiano e femminile in francese, neutro in latino e tedesco. Questo in linea generale.
Se prendiamo in esame altri vocaboli, come recluta, guardia, sentinella e soprano — tanto per fare alcuni esempi — notiamo, infatti, che i primi tre sono di sesso femminile pur riferendosi a un uomo (oggi le cose sono cambiate con l’accesso delle donne nelle forze armate); mentre il soprano, maschile, si riferisce a una donna. Il sesso dei vocaboli, dunque, è una convenzione introdotta dai linguisti e trova le sue radici nella storia della parola stessa.
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