Mafioso? Sciccoso...

Lo sapevate che il termine mafia quando nacque non aveva l’attuale accezione negativa di «unione di persone di ogni grado, di ogni professione, d’ogni specie, che senza aver nessun legame apparente, continuo e regolare, si trovano sempre riunite per promuovere il reciproco interesse, senza aver rispetto né per la legge né per la morale»? Vediamo la sua cronistoria linguistica attraverso le parole di Gianfranco Lotti.

Parola di oscura origine variamente interpretata. Vi fu chi la ritenne affine al francese settentrionale mafler, mangiar molto, ingozzarsi (a sua volta derivato dall’olandese mafflen, masticare) e chi la considerò proveniente dal toscano smàferi, sgherri. Un missionario cappuccino, che si interessò alla questione, vide in mafia chiare connessioni con tre vocaboli arabi: mohafat, difendere, hofuat, la miglior parte di una cosa e mohafi, amico riconoscente. Anche altri cercarono nell’arabo la matrice, ma proposero mahefil, adunanza, luogo di convegno; oppure mahias, millanteria.

Capuana, in una conferenza ebbe a chiarire: «mafioso una volta non era un ladro, né molto meno un brigante. (...) Mafioso significava qualcosa di grazioso e gentile... mafiosa veniva chiamata una bella ragazza, mafioso qualunque oggetto che i francesi direbbero ‘chic’... oggi mafia e mafioso non sono più niente di tutto questo».

Vediamo ciò che dice anche Ottorino Pianigiani, cliccando su:  Etimo.it - mafia

07-01-2016 — Autore: Fausto Raso