Essere in bolletta
Per trovare la spiegazione di questo modo di dire che – come tutti sappiamo – significa versare in precarie condizioni economiche, non avere una lira, anzi un euro, occorre prendere il discorso alla lontana e soffermarci sull’ebollizione dell’acqua. Dell’acqua? Ma cosa c’entra l’acqua con i soldi? Lo vedremo subito.
La bolletta, in senso lato, è il diminutivo di bolla: quel rigonfiamento che fa l’acqua quando… bolle. Si chiamò, quindi, bolla (latino bulla) qualsiasi cosa tondeggiante e rigonfia.
Per la medesima ragione si chiamò bolla il sigillo di ceralacca, in modo particolare quello che i re e i papi applicavano sui loro atti ufficiali: si ebbero, così, le bolle imperiali, le bolle regie e quelle papali.
In seguito si chiamò bolletta (piccola bolla) qualunque documento emanato dagli uffici pubblici: bolletta del telefono, bolletta del gas, bolletta della luce e via dicendo.
E siamo così, giunti, all’origine dell’espressione essere in bolletta. Poiché anticamente c’era l’usanza di esporre in pubblico la lista dei nomi (bolletta, documento emanato da una pubblica autorità) di coloro che erano falliti, in teoria, quindi, privi di denaro, è nata la locuzione essere in bolletta, essere cioè sulla lista di coloro che per svariati motivi versano in condizioni economiche disagiate.
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