Questi e quegli (uso corretto)
Questi e quegli — crediamo sia utile ricordarlo — oltre a essere le forme plurali di questo e quello sono anche pronomi singolari maschili in funzione di soggetto, mai di complemento.
È errato, quindi, dire o scrivere « ho detto a questi di venire »; il pronome questi — nell’esempio — non è in funzione di soggetto ma di complemento di termine e in quanto tale è errato. Si dirà, correttamente, « ho detto a questo di venire ».
Non seguite l’esempio, se amate la lingua, di alcune così dette grandi firme del giornalismo (grandi in che cosa?), che per mera presunzione prendono sistematicamente a pedate la lingua italiana e adoperano questi e quegli tanto come soggetti tanto come complementi.
Loro — dicono — essendo grandi possono permettersi il lusso di maltrattare la lingua (a loro piacimento) come quando scrivono, per esempio, fuorilegge (grafia univerbata) nel significato di fuori della legge e non, nell’accezione corretta, di bandito, delinquente e simili. Il termine si scrive in due parole quando si intende indicare la contravvenzione a una norma: un comportamento fuori legge. No, amici, non possono e non hanno alcun titolo per farlo. Quando lo fanno sono dei fuorilegge , dei banditi della lingua. E i banditi vanno puniti severamente. In questo caso, come? Semplice: non leggendo i loro articoli e i loro libri.
Perdonateci se insistiamo: siamo proprio stanchi di vedere il dispensatore dei consigli per gli acquisti... dispensare anche consigli sui libri da leggere, libri che il più delle volte servono solo da tappezzeria, perché scritti da autori linguisticamente presuntuosi o — peggio — semianalfabeti. Ma tant’è.
La lingua, amici, è una cosa seria. Non per nulla si dice che « ferisce più la lingua che la spada ». E coloro che adoprano e dispensano la lingua in modo errato feriscono — irrimediabilmente — la sensibilità linguistica delle persone che, invece, amano l’idioma di Dante.
16-02-2017 — Autore: Fausto RasoÈ errato, quindi, dire o scrivere « ho detto a questi di venire »; il pronome questi — nell’esempio — non è in funzione di soggetto ma di complemento di termine e in quanto tale è errato. Si dirà, correttamente, « ho detto a questo di venire ».
Non seguite l’esempio, se amate la lingua, di alcune così dette grandi firme del giornalismo (grandi in che cosa?), che per mera presunzione prendono sistematicamente a pedate la lingua italiana e adoperano questi e quegli tanto come soggetti tanto come complementi.
Loro — dicono — essendo grandi possono permettersi il lusso di maltrattare la lingua (a loro piacimento) come quando scrivono, per esempio, fuorilegge (grafia univerbata) nel significato di fuori della legge e non, nell’accezione corretta, di bandito, delinquente e simili. Il termine si scrive in due parole quando si intende indicare la contravvenzione a una norma: un comportamento fuori legge. No, amici, non possono e non hanno alcun titolo per farlo. Quando lo fanno sono dei fuorilegge , dei banditi della lingua. E i banditi vanno puniti severamente. In questo caso, come? Semplice: non leggendo i loro articoli e i loro libri.
Perdonateci se insistiamo: siamo proprio stanchi di vedere il dispensatore dei consigli per gli acquisti... dispensare anche consigli sui libri da leggere, libri che il più delle volte servono solo da tappezzeria, perché scritti da autori linguisticamente presuntuosi o — peggio — semianalfabeti. Ma tant’è.
La lingua, amici, è una cosa seria. Non per nulla si dice che « ferisce più la lingua che la spada ». E coloro che adoprano e dispensano la lingua in modo errato feriscono — irrimediabilmente — la sensibilità linguistica delle persone che, invece, amano l’idioma di Dante.
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