Lo stadio e la stadia
Chissà se gli appassionati di calcio che ogni domenica affollano il campo sportivo dove gioca la loro squadra del cuore sanno perché si chiama “stadio”. Vogliamo vedere, anche, se esiste una parentela tra lo stadio, vale a dire il campo di gioco, e lo stadio inteso come fase terminale di una malattia? Lo stadio, dunque, alla lettera significa “misura”, provenendo dal greco “stadion” (misura, appunto), e in origine era un'estensione determinata di 600 piedi greci o 625 romani, vale dire 125 passi geometrici. Lo stadio, insomma, è una misura greca di lunghezza corrispondente a circa 178 metri. Oggi, per stadio si intende, comunemente, un “campo per lo svolgimento di gare sportive, attrezzato in modo da poter ospitare un certo numero di spettatori”. Il nome riprende quello originario greco in quanto in Olimpia il “campo” in cui si svolgevano le gare atletiche era della lunghezza di uno stadio, per l'appunto. Per quanto riguarda lo stadio inteso come “periodo” di una malattia, la parentela con il campo di gioco si giustifica con l'uso figurato della parola stessa. Lo stadio, come abbiamo visto, è una misura, e in senso figurato “misura”, appunto, il periodo di una determinata malattia: malato all'ultimo stadio, cioè alla fine. Non possiamo concludere questa “chiacchierata” senza accennare allo stadio, adoperato in senso estensivo, per indicare “ciascuno dei segmenti propulsivi di un missile, che si staccano da questo allorché il propellente è esaurito”. Per finire. Sempre da stadio abbiamo il femminile “stadia”, cioè l' “asta graduata” adoperata per rilevamenti topografici.
Etimo.it - stadio
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