La zozza e la ladra
Ci sembra interessante portare all’attenzione degli amici lettori, che seguono queste noterelle, il significato nascosto di due parole di uso comune: zozza e ladra.
Il primo termine, variante dialettale romanesca di sozza, sudicia, ha anche il significato di miscela di liquori scadenti e forti: ho ordinato un liquore e mi hanno servito una zozza.
Il secondo termine, il cui significato primario è noto a tutti, ha anche l’accezione di tasca, quella interna della giacca: mi raccomando, Pasquale, quando sei sull’autobus accertati che la ladra sia chiusa bene.
I lettori toscani dovrebbero conoscere entrambi i termini essendo particolarmente in uso nella loro regione.
Leggiamo dal Treccani:
«żòżża s. f. [alteraz. pop. di suzzacchera], tosc.
— Bevanda composta da una mescolanza di liquori di qualità scadente: E z. ancora! e z. ancora! un gocciolo Ancor di questa manna (Carducci); un bicchierino di zozza, con cui annaffia il primo boccon di pane della giornata (Bacchelli); anche, minestra acquosa e cattiva, brodaglia: una z. disgustosa».
«Ladra s. f. [femm. di ladro].
— Oltre che riferito, nel sign. proprio, a donna che ruba (è una l.; e come agg., una commessa, una cassiera l.), ha, nell’uso toscano, i seguenti sign. Estens.:
a. Tasca interna dell’abito maschile (o anche del soprabito e sim.), spec. quella dalla parte del petto dove generalmente si tiene il portafoglio.
b. Tasca posteriore della giacca del cacciatore, spesso foderata di tela impermeabile, destinata a contenere la selvaggina uccisa».
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