La fine del mondo...
Un gentile lettore, che desidera rimanere anonimo, ci ha scritto pregandoci di spiegare come è nata la locuzione È la fine del mondo per magnificare qualcosa, anche una bella ragazza.
«La fine del mondo — scrive — non è una minaccia apocalittica? Terrorizzante, spaventosa? Il detto giusto — prosegue — dovrebbe essere ‘è l’ottava meraviglia del mondo’, che gli ignoranti hanno cambiato».
Ci dispiace, gentile amico, ma il detto giusto è proprio È la fine del mondo, con due distinti significati che potremmo definire antitetici: uno negativo, l’altro positivo.
L’espressione, dunque, di uso prettamente popolare, è tratta dalle Sacre Scritture e si adopera — come si sa — quando si vuole mettere in evidenza una situazione o un avvenimento tremendo, disastroso, terrificante, che provoca scompiglio e paura, tale fa far ritenere che sia arrivata, per l’appunto, la fine del mondo.
Da questo significato negativo è nato — diciamo per antitesi — quello positivo: essere una cosa stupenda, straordinariamente bella e… irripetibile, tale da far pensare che il mondo non potrà più generare e, quindi, vedere qualcosa di altrettanto stupendo.
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