La stranità
«Gentilissimo e paziente dott. Raso,
la ringrazio vivamente per la tempestiva risposta alla mia domanda precedente. Oggi ho un altro quesito da sottoporre alla sua attenzione: esiste il sostantivo stranità? L'insegnante di mio figlio ha corretto stranità in stranezza. Ho cercato il termine in tutti i vocabolari in mio possesso: nulla. Il vocabolo non esisterebbe.
Secondo lei, stranità è proprio da matita blu?
Grazie in anticipo
Cordialmente
Costantino C.
Carbonia»
Cortese amico, l'insegnante di suo figlio ha ragione, il termine non è a lemma in nessun vocabolario dell'uso.
Personalmente, però, e a costo di attirarmi gli strali di qualche linguista, non mi sento di condannare 'stranità' (si potrebbe considerare un neologismo lessicale) essendo un vocabolo formato con l'aggettivo strano e il suffisso -ità, che, cito dal Treccani, è un «suffisso derivativo di nomi astratti tratti da aggettivi. La forma che ha subito la sincope è limitata ad alcune voci tradizionali con temi che terminano in l, n, (bontà, umiltà); più diffusa e ancora vitale oggi è la forma -ità: attività, brevità, capacità, felicità, umanità. Le varianti antiche sono -tate, -tade, da cui quelle moderne sono sorte per apocope».
Se da breve abbiamo brevità, dunque, non vedo perché non si possa avere stranità da strano. Per curiosità ho fatto un giro in rete. La voce stranità è immortalata in alcune pubblicazioni.
Google Libri - stranità
PS.: Da breve, per analogia con stranezza, si potrebbe avere brevezza (anche questo termine immortalato in alcune pubblicazioni).
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