Linguisti e giornalisti
Abbiamo l'impressione che nell'immaginario collettivo (anche se non si deve mai generalizzare) si faccia una gran confusione tra giornalisti, scrittori e... linguisti. Si accredita la tesi secondo la quale un giornalista così detto di grido, un giornalista dal nome prestigioso, sia anche un ottimo linguista. Questa tesi, a nostro modo di vedere, è falsa e, quindi, da respingere recisamente.
Un ottimo giornalista è colui che sa scegliere le notizie e, una volta assimilate, le commenta per il grande pubblico con parole semplici rispettando l'ortografia, l'ortoepia e la sintassi, come farebbe un insegnante di fronte ai suoi allievi. Il giornalista — in un certo senso — è l'educatore della pubblica opinione.
I giornalisti dal nome prestigioso (ma chi stabilisce il prestigio?) che non rispettano le norme grammaticali per puro snobismo non possono essere definiti linguisti nel senso letterale del termine, e sono colpevoli di lesa lingua quanto, se non di più, i giornalisti che non applicano le regole perché non le conoscono.
Il giornalista-linguista si preoccupa, nello scrivere, di non incorrere in inesattezze che potrebbero turbare l'equilibrio linguistico-grammaticale dei lettori, soprattutto dei lettori-studenti, mettendo così in discussione quanto alcuni docenti (quelli con la D maiuscola, se ce ne sono ancora, visto lo sfacelo linguistico in cui versano la scuola e l'università) si sforzano d'insegnare ai loro discenti, a dispetto dei giornalisti che fanno la lingua.
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