Interditore o interdittore?
Sì, vogliamo peccare, decisamente, di presunzione affermando che se per ipotesi, tra le molte leggi e leggine, se ne varasse una che interdicesse le persone con scarsa padronanza della lingua madre dallo scrivere moltissime penne della carta stampata (e no) dovrebbero cambiare mestiere.
Siamo rimasti interdetti nel leggere su un quotidiano che fa opinione il vocabolo interditore in luogo della forma corretta interdittore (con due “t”). Diciamo subito – a scusante dell’autore (una grande firma) del termine incriminato – che buona parte dei vocabolari non registrano la parola in oggetto.
Ciò non significa, però, che chi scrive per il pubblico – e diffonde, quindi, la cultura (linguistica e no) – sia esentato dal conoscere la corretta grafia dei termini che... diffonde.
Interdittore, cioè ‘proibitore’, viene dal latino interdictore(m) e divenuto in italiano interdittore, appunto, per la legge linguistica dell’assimilazione: la consonante c è stata assimilata dalla consonante t. L’assimilazione – forse è bene ricordarlo – è un processo linguistico per cui dall’incontro di due consonanti la prima diventa uguale alla seconda, cioè si assimila.
Diverso, invece, il caso dell’aggettivo brettone che si può scrivere anche con una sola t (bretone). A nostro modo di vedere, però, la forma con una sola t è l’italianizzazione del francese breton e, quindi, da evitare. La grafia corretta brettone (con la doppia t) è dovuta all’origine del termine che è il tardo latino britto”, brittonis.
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