Dare i confetti di Sisto V
Avete mai assaggiato, cortesi navigatori, i confetti di papa Sisto V? Certamente no. Questo genere di dolci, infatti, non si mangiano: si ammirano o si ascoltano. Ci spieghiamo meglio. «Dare i confetti di papa Sisto» è una locuzione che fa parte del nostro patrimonio idiomatico e si adopera quando si vuole dare – all’improvviso – una cattiva notizia; oppure quando si vuole impartire una lezione a qualcuno, senza avvertirlo, riservandogli una crudele sorpresa.
Questo modo di dire fa il paio con l’altro, indubbiamente più conosciuto, ma meno crudele: «arrivare come un fulmine a ciel sereno»; vale a dire comunicare una notizia improvvisa, non attesa, ma necessariamente cattiva. La spiegazione di quest’ultimo modo di dire è intuitiva; mentre i confetti del papa abbisognano di una chiara interpretazione.
Si racconta che papa Sisto, stanco dei disordini e dei gravissimi delitti dei patrizi romani – da anni in lotta tra loro – un giorno invitò i capi delle varie fazioni a pranzo e, a un certo punto, offrì loro dei confetti invitandoli contemporaneamente a guardare verso le finestre del salone dicendo: «Ammirate le vostre torri, guardate come sono fiorite!»
Dalle torri di ogni famiglia pendevano, impiccati, molti dei loro satelliti. Da questo episodio, probabilmente, nacque anche il detto «papa Sisto non la perdonò nemmeno a Cristo».
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