Quella nobile credenza...
Non dar retta a quella stupida credenza; “Apri la credenza e prendi i bicchieri. Il nostro viaggio alla scoperta di parole omofone (stessa pronuncia) e omografe (stessa grafia) ma di significato diverso ci porta al termine credenza, appunto.
La nostra lingua è davvero strana! Nel primo caso la credenza ha il significato di convinzione, fede, opinione, fiducia, dottrina e simili. Nel secondo caso, invece, il termine in questione è adoperato per indicare il mobile in cui sono custoditi i cibi, le stoviglie, le posate e quanto altro occorre per imbandire la tavola.
Entrambi i termini, però, hanno la medesima origine: discendono dal verbo credere; sono, quindi, dei deverbali. Tralasciamo la spiegazione della prima accezione, perché ci sembra superflua, e parliamo della credenza come mobile della casa.
Per comprendere bene la relazione che intercorre tra il verbo credere e il mobile (la credenza) è necessario tornare indietro nel tempo, esattamente al Medio Evo. In quel periodo storico le mense dei nobili non erano sicure: il rischio di morire avvelenati era un fatto, potremmo dire, di normale amministrazione.
Per scongiurare questa trista eventualità i signori si erano circondati di persone che avevano l’ingrato compito di assaggiare la pietanza prima del nobile in modo che quest’ultimo potesse credere che cibi e bevande erano assolutamente privi di... veleno.
La cerimonia dell’assaggio era chiamata dar la credenza o far la credenza. Se l’assaggiatore restava ritto sulle proprie gambe il signorotto era sicuro che quanto ingeriva non lo avrebbe portato a sicura morte. Da questa cerimonia il nome del mobile che conteneva le posate e i cibi destinati al nobile palato ed entrato, ormai, nell’uso corrente.
28-03-2010 — Autore: Fausto RasoLa nostra lingua è davvero strana! Nel primo caso la credenza ha il significato di convinzione, fede, opinione, fiducia, dottrina e simili. Nel secondo caso, invece, il termine in questione è adoperato per indicare il mobile in cui sono custoditi i cibi, le stoviglie, le posate e quanto altro occorre per imbandire la tavola.
Entrambi i termini, però, hanno la medesima origine: discendono dal verbo credere; sono, quindi, dei deverbali. Tralasciamo la spiegazione della prima accezione, perché ci sembra superflua, e parliamo della credenza come mobile della casa.
Per comprendere bene la relazione che intercorre tra il verbo credere e il mobile (la credenza) è necessario tornare indietro nel tempo, esattamente al Medio Evo. In quel periodo storico le mense dei nobili non erano sicure: il rischio di morire avvelenati era un fatto, potremmo dire, di normale amministrazione.
Per scongiurare questa trista eventualità i signori si erano circondati di persone che avevano l’ingrato compito di assaggiare la pietanza prima del nobile in modo che quest’ultimo potesse credere che cibi e bevande erano assolutamente privi di... veleno.
La cerimonia dell’assaggio era chiamata dar la credenza o far la credenza. Se l’assaggiatore restava ritto sulle proprie gambe il signorotto era sicuro che quanto ingeriva non lo avrebbe portato a sicura morte. Da questa cerimonia il nome del mobile che conteneva le posate e i cibi destinati al nobile palato ed entrato, ormai, nell’uso corrente.
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