Il brindisi
«In questo fausto giorno siamo qui riuniti per festeggiare i novelli sposi; leviamo, dunque, i nostri calici e, com’è d’uso a Brindisi, brindiamo alla felicità e alla prosperità di questa bella coppia».
Simili sciocchezze sentimmo echeggiare in un banchetto nuziale e, lo confessiamo, non avemmo il coraggio di smentire l’oratore. Lo facciamo ora, a distanza di tempo, sperando che l’interessato, nel... frattempo, non abbia bissato in altre circostanze.
Il verbo brindare – e mentre scriviamo alziamo idealmente il bicchiere e brindiamo alla salute fisica e linguistica dei nostri amici lettori – non ha nulla che fare con la ridente città pugliese; fare un brindisi (o brindare) non ha origini italiche sibbene teutoniche. Vediamo, in breve, la storia.
Nel corso dei secoli la nostra cara penisola è stata terra di conquista da parte dei popoli di tutta Europa; nel Seicento fu la volta dei Lanzichenecchi, famigerata soldataglia germanica. Durante le loro libagioni questi soldati erano usi alzare il bicchiere verso i compagni dicendo bring dirs che, alla lettera, significa lo porgo a te, lo levo a te (sottinteso il bicchiere) come auspicio di ottima salute.
Il popolo, sentendo quella frase tradusse, a orecchio, brindisi. Gli Spagnoli, presenti anch’essi sul nostro patrio suolo, furono così affascinati da quell’usanza tedesca che da brindis, come essi pronunciavano, coniarono il verbo brindar donde il nostro... brindare.
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