Pane e coperto
Breve viaggio, attraverso il vocabolario della lingua italiana, alla scoperta di parole omofone ma dal significato completamente diverso. Facciamo tappa al coperto. Termine conosciutissimo dai gestori e dagli avventori che abitualmente frequentano i ristoranti.
Il coperto, dunque, nell’accezione moderna è l’apparecchiatura della tavola (tovaglia, tovagliolo, posate ecc.), e, in senso più esteso, il diritto fisso che si paga per il servizio. Per comprendere perché il tutto si chiama coperto (quando in realtà è tutto scoperto) occorre tornare indietro nel tempo e fermarsi al Medio Evo.
In quel periodo si usava conservare nella credenza i pasti destinati ai nobili perché fossero al sicuro da eventuali avvelenatori. In questo stesso mobile venivano riposte anche le posate (e tutto ciò che serviva per la mensa del nobile e degli ospiti di riguardo).
Trascorsi i secoli bui del Medio Evo – periodo in cui le morti per avvelenamento da cibo erano all’ordine del giorno – si continuò nell’usanza di coprire in vasellame le posate di cui si sarebbe servito l’ospite al quale si voleva dare una rilevante importanza.
Quest’uso, in particolare, era molto in auge nelle corti francesi tanto è vero che il nostro coperto (nell’accezione di apparecchiatura per la tavola) viene, appunto, dal francese couvert.
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