Mettere i puntini sulle i
Per la spiegazione dell’espressione «mettere i puntini sulle (o sugli) i», che come tutti sappiamo si adopera quando si intende chiarire un concetto in modo che non possano sorgere equivoci, rasentando quasi la pedanteria occorre ripercorrere, sia pure sommariamente, la storia della nostra lingua.
L’uso di mettere il puntino sulla i, dunque, risale al secolo XIV, soprattutto quando si adottarono i caratteri gotici, e fu introdotto al fine di evitare che l’asticina (cioè la i) si fondesse con il segno precedente o successivo (specie nei manoscritti), in modo particolare in presenza di una u: giuoco.
All’inizio non era proprio un puntino ma un accento tirato da destra a sinistra poi, con il trascorrere del tempo, per comodità, tale segno grafico si è trasformato in un punto.
Si provi a scrivere a mano e in modo elementare la su menzionata parola (giuoco) senza mettere il puntino sulla i e ci si renderà conto della necessità – per la chiara comprensione – di questo orpello grafico.
Poiché all’inizio questo punteggiar l’asta della vocale i parve una meticolosità esagerata, una pedanteria, i Francesi coniarono il detto «mettere i puntini sugli i».
In senso figurato, quindi e come dicevamo all’inizio, si adopera questa locuzione allorché si vuol mettere bene in evidenza la pignoleria, la pedanteria di una persona.
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