Perché vernice?
Crediamo sia interessante far conoscere – agli amici che ci onorano della loro attenzione – la nascita, ovviamente sotto il profilo linguistico, della vernice, vale a dire di quella «sostanza liquida di varia densità costituita da soluzioni o miscele, incolori o colorate con particolari sostanze, che, applicate in strato sottile su una superficie, solidificano rapidamente formando un rivestimento che ha funzioni protettive o decorative».
Per far ciò occorre prendere il discorso alla lontana e tornare indietro nella storia; meglio, quindi, dare la parola all’illustre glottologo Aldo Gabrielli.
«Anticamente c’eran molte città che traevano il loro nome da quello di cui si ornavano molte regine e principesse di Oriente e d’Africa: Berenice, in latino Berenix. Berenice è di per sé stesso un nome augurale, foggiato con due parole greche, e significa esattamente portatore di vittoria. Piaceva molto in antico (...) e le città che se ne fregiavano erano, come s’è detto, parecchie, tra cui una in Cirenaica.
Questa era anzi la più importante, e faceva parte di una pentapoli, specie di federazione di cinque città, ch’era detta Pentapoli Libica, con Cirene, Apollonia, Tolemaide e Orsinoe. Oggi questa Berenice si chiama Bengasi. Dalla Berenice cirenaica i Romani importavano largamente una speciale resina di color giallo limone che si estraeva da una pianta conifera propria dell’Africa settentrionale, chiamata Thuia articolata; il nome moderno della resina è sandracca.
Quando si dovette dare un nome a questa resina, i Romani trovarono molto comodo ricorrere al nome stesso della città di provenienza, e la chiamarono berenix, facendone un nome comune.
Si capisce che presto questo bel nome sulla bocca dei commercianti incolti e frettolosi subì delle alterazioni, e dapprima si mutò in verenix, poi in veronix e in fine si contrasse addirittura in vernix, da cui discese, liscia liscia, la nostra vernice.
Che ci facevano, ci domanderete, gli antichi Romani con questa resina? La stessa cosa che si fa oggi con la sandracca: la riducevano in polvere e la scioglievano in olio per farne una mistura da colorarne legni e metalli. Quella cosa, appunto, che noi chiamiamo vernice.
Dal nome di una regina a quella di una materia colorante la strada, dopo tutto, non è stata lunga».
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