Il pronome clitico

In linguistica, un clitico è un elemento che ha nel contempo alcune proprietà di una parola indipendente e altre tipiche di un affisso. Molti clitici possono essere spiegati come elementi suboordinati a un processo storico di grammaticalizzazione: lessema + clitico + affisso
Secondo questo modello, un lessema autonomo in un particolare contesto perde le proprietà di una parola indipendente nel corso del tempo e acquista le proprietà morfologiche di un affisso.
In uno stadio intermedio di questo processo di evoluzione, l'elemento in questione può essere descritto come un clitico. Come risultato di ciò, questa particella arriva ad essere applicata a una classe di elementi molto eterogenea, presentando combinazioni diverse di proprietà tipiche di una parola e proprietà tipiche di un affisso.
Una caratteristica comune a molti clitici è l'assenza di un'indipendenza prosodica, per cui il clitico si aggancia a una parola adiacente, che viene definita parola ospite.
Le convenzioni ortografiche formano i clitici in modi diversi: alcuni sono scritti come parole differenti, altri sono scritti come un'unica parola assieme alla parola ospite, altri sono attaccati alla parole ospite tramite un segno di interpunzione come una lineetta o un apostrofo.

Forse è più chiaro il Sabatini Coletti:
«clitico
[clì-ti-co] s.m. (/pl./ /-ci/)
• ling. Pronome o avverbio atono, monosillabico (p.e. /ci/) o bisillabico (per unione di due monosillabi: /gliene/), che si appoggia a un'altra parola nella pronuncia; nella grafia, quando è anteposto (proclitico) resta staccato dalla forma verbale di appoggio (/ti amo/; /se lo ricorderà/), quando è posposto (enclitico) si unisce invece al verbo (/chiamale/) o a /ecco /(/eccovi/)
/Anche in funzione di agg./ (/pl.f./ /-che/): /i pronomi c./
• a. 1974
• In it., i c. sono /mi, ti, gli, lo, la, li, le/ (pron pers. di 3ª sing. f. dativo e di 3ª pl. f. oggetto), /ci/ (pron. e avv.), /vi/ (pron. e avv.), /si/ e /ne/ (pron. e avv.); quelli che finiscono in /-i/ terminano in /-e/ quando segue un altro c.: p.e. /mi devi dire/me lo devi dire/; /parlagli/parlagliene/; non si modifica invece /li/: /li si sente poco/. Tra due c., quello che ha funzione di ogg. indir. precede l'ogg. dir.: p.e. /dammelo./»

Si veda anche questo collegamento: Treccani.it

30-11-2013 — Autore: Fausto Raso