Partecipare...

Due parole due sull’uso distorto di un verbo. Lo spunto ci viene offerto da un necrologio apparso su un quotidiano locale: «Caio Sempronio e Tizio Brambilla partecipano alla scomparsa del loro fraterno amico Pinco Pallino». Bene. Anzi male, malissimo.
Partecipare significa alla lettera, prendere parte e, per estensione, rendere noto, comunicare, annunziare. Colui che partecipa, cioè prende parte alla scomparsa di una persona è complice della sua morte ed è, per tanto, passibile — se il caso — di denuncia all’autorità giudiziaria.
Si partecipa, dunque, al dolore per la scomparsa, non alla scomparsa. Si presti molta attenzione sull’uso di questo verbo perché il trabocchetto è sempre in agguato.
Probabilmente l’equivoco è nato dal fatto che il verbo in questione si adopera anche, e forse soprattutto, nelle partecipazioni di nozze: «Giovanni e Maria partecipano il loro matrimonio». In questo caso, però, con l’accezione di comunicare, rendere noto, annunziare.
Si partecipa al dolore, cioè si prende parte al dolore e si partecipano (cioè si rendono note) le nozze. Il verbo, quindi, cambia di significato e di forma a seconda dei casi.
Da ricordare, anche, che partecipare è bene adoperato — molti, forse, non lo sanno — nell’accezione di dar parte, dispensare: Dio partecipa le sue grazie a tutti gli uomini.
Per concludere, se volete adoperare la lingua in modo corretto diffidate di quei vocabolari che non fanno un doveroso distinguo tra le varie accezioni del verbo in oggetto.
Dizionari Repubblica.it - partecipare

06-12-2013 — Autore: Fausto Raso