Essere un (o fare il) gaglioffo
Ciò che avete appena letto non è propriamente un modo di dire; trattiamo l’espressione perché ci è stata richiesta dal cortese lettore A.R. di Mentana il quale desidera conoscere, particolarmente, la provenienza di... gaglioffo.
Se apriamo un qualunque vocabolario possiamo leggere alla voce in oggetto: «di persona buona a nulla, goffa e ridicola in tutto ciò che fa» e, anticamente, «mendico, pezzente, furfante, manigoldo». In origine, quindi, il termine aveva l’accezione primaria di mendicante e attraverso vari passaggi semantici ha acquisito il significato odierno di cialtrone, buono a nulla. Vediamo, assieme, questi passaggi.
L’opinione corrente comune è che il vocabolo sia un incrocio di gagliardo e goffo (gagli-goffo). L’origine più verosimile, a nostro modesto parere, è invece il francese galli e offa, vale a dire il tozzo del gallo (cioè del francese).
Così era chiamata l’elemosina (offa) che si dava nei monasteri ai francesi che si recavano in pellegrinaggio a S. Jacopo di Galizia. Coloro che ne usufruivano erano detti, quindi, gaglioffi.
Il termine, con il trascorrere del tempo, ha acquisito, per tanto, l’accezione di mendicante, pezzente; poi, per corruzione semantica, ha finito con l’acquistare il significato di poltrone, balordo e via dicendo fino ad arrivare a quello odierno di cialtrone, buonannulla.
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