Furtare
Ci scrive Rossano A. da Macerata «Gentile dr Raso, si potrebbe dire — secondo lei — furtare, riferito a una persona che ruba, che compie un furto? Pasquale ha furtato trentacinquemila euro. Tutti i vocabolari che ho consultato, però, non lo riportano. Grazie della sua attenzione. Cordialmente».
Cortese Rossano, il verbo che lei propone si potrebbe inserire tra le parole da salvare perché esisteva ed è stato relegato nella soffitta della lingua.
Furtare è attestato nel Vocabolario degli Accademici della Crusca (1741) e nel dizionario del Tommaseo-Bellini che, però, già lo dava come desueto.
Ancora prima si trova in un certo periodo della storia del nostro idioma scritto, in testi due e trecenteschi. Ecco Ugieri Apugliese: «So’ leale e so furtare, / spender saccio e guadagnare».
Non manca nel Boccaccio: «Io perdon più fiate acquistai, / non per mio operar, ma per colui / pietà a cui la figlia già furtai».
Se vuole il mio parere (per quello che può valere), quindi, lo adopererei senza difficoltà alcuna per riportarlo agli antichi splendori linguistici.
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